Dall'Aquila Imperiale alla Bandiera Rossa generale P.N.Krassnof A.Salani 1929

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"Dall'Aquila Imperale alla Bandiera Rossa" del generale P.N.Krassnof di Adriano Salani ,PP 672, Buono stato, Legatura leggermente allentata 1929.

La tragica vicenda degli esuli russi attraverso le memorie del generale Krassnoff.

" La storia di un solo individuo non potrebbe esser modificata; pensava Sablin come potrebbero essi dunque sopprimere la storia degli zar di Mosca e deglimperatori di Russia?

Di generazione in generazione abbiamo fedelmente servito lo zar, senza mai venir meno al nostro dovere; e potremmo abbandonarlo oggi?

Come se fosse in punto di morte, Sablin vide passarsi davanti agli occhi tutta la sua esistenza sotto legida dellaquila imperiale. Tutto ci gli apparteneva, tutto ci non poteva perire. No, laquila imperiale non è morta, pensa Sablin volava ancora sopra la terra russa."

di Emilio Del Bel Belluz.

Qualche tempo fa mi recai a Parigi per una breve vacanza. Richiamato dalle luci sfavillanti di un negozio di antiquariato, mi fermai a lungo a sfogliare un volume che si rivel subito estremamente interessante.

Era De laigle imprial au drapeau rouge (Dallaquila imperiale alla bandiera rossa), un libro del generale P. N. Krassnoff, in unedizione francese del 1926. Trattai col negoziante patteggiando sul prezzo, fino a quando giungemmo ad un accordo soddisfacente. Felice di aver fatto un buon affare, uscii dal negozio con il libro sottobraccio. Allinterno notai subito una cartolina sgualcita e ingiallita dal tempo: unimmagine della famiglia dello zar che recava sul retro una data e alcune frasi in francese poco decifrabili. Quella cartolina raffigurante lo zar Nicola II, limperatrice Alessandra Alice dassia, le principesse e il principe ereditario era stata evidentemente conservata da qualche simpatizzante della causa degli zar. Conoscevo bene le tristi vicende degli esuli russi, e mi tornarono alla mente le parole consacrate in un libro di memorie dello scrittore Raimondo Collino Pansa allepoca in cui si trovava a Berlino. Per laristocrazia russa la Berlino del 21-23 era una delle mete principali nella sua fuga dalla patria divenuta ormai ostile. Ma non solo Berlino. Anche Parigi era un luogo di rifugio.

Scrive Raimondo Collino Pansa:

Per il collasso della repubblica zarista, per lincertezza politica delle nazioni sorte dal disfacimento dellimpero austroungarico per il basso costo della vita (per chi fosse fornito di valuta pregiata), per le nuove correnti di pensiero affiorate dopo il crollo del sogno egemonico degli Hohenzollern [Berlino] era divenuta il più vivace centro culturale dEuropa e si comprende. Berlino era per cos dire il crogiolo in cui si fondevano concetti, teorie, aspirazioni di tutta lEuropa centrale. Limpero asburgico era stato frantumato. La Russia degli zar crollata. Dalla Russia principi, borghesi, ricchi, nobili feudatari, fuggivano verso la Germania che era rimasta sola, salda, intatta nello spezzettamento europeo malgrado la tremenda sconfitta. Verso Berlino le intelligenze slave cercavano scampo dalloppressione bolscevica, come tanti anni prima, allinizio del secolo, avevano cercato asilo a Parigi, contro loppressione zarista chi era stato ricco a Mosca e a Pietroburgo, ed aveva potuto attraversare le frontiere con un manciata di gioielli, ora si stava rifacendo una vita nella capitale tedesca. In quel tempo i principi, i generali che erano fuggiti dalla Russia bolscevica, a Parigi come a Berlino si erano adatti a fare qualsiasi mestiere. E tutti coloro che erano fuggiti, nobili ufficiali o semplici soldati, a Parigi come a Berlino, non avevano mai dimenticato la figura del loro imperatore trucidato con la famiglia in nel lontano 15 luglio del 1917. Avvolto da una lieve tristezza, entrai in un caff e mi sedetti ad un tavolo tenendo ancora fra le mani Dallaquila imperiale alla bandiera rossa.

L'autore, Krassnoff, tentò, assieme ad altri valorosi ufficiali di riconquistare la Russia degli zar e di vendicarne la morte. Mai come in quel momento mi parve di sentirmi umanamente vicino e partecipe alla tragica vicenda che colp la famiglia imperiale e travolse i suoi fedeli alleati. Rientrai da Parigi qualche giorno dopo. Con il passare del tempo le sensazioni provate a Parigi rimasero solo un intenso ricordo. Ma quando, molti anni dopo, mi capit nuovamente tra le mani il libro di Krassnoff, linteresse che nutrivo da sempre per la causa della famiglia imperiale russa riemerse immutato. Il giornalista Vidal, in Le fantasie del nobiluomo Vidal, (Sansoni, Firenze 1953), dedicava alcune preziose pagine all'assassinio dello zar, pagine che lasciarono un segno profondo nella mia memoria: Non si fatto spreco di lacrime e di sospiri sulla tomba dello zar, passato per le armi da tre o quattro operai innamorati di giustizia e di macelleria. Singolare stato danimo il nostro, che teme che la piet per lucciso significhi simpatia per lo zarismo. Ma se lo zarismo regna come principio e come realt al nostro libero spirito, non dobbiamo dimenticare che il leninismo uno zarismo peggiore, pi sfrenato e pi feroce. Tra due ingiustizie che si azzuffano non possibile parteggiare per luna o per laltra, per naturale che il nostro sentimento si volga verso luomo assassinato.

  • Condition: Usato
  • Anno: 1929
  • Paese di fabbricazione: Italia

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