LE ARMI delle NAVI ITALIANE nella 2 guerra m. regia Marina E Bagnasco Albertelli

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Venditore: paschif ✉️ (366) 100%, Luogo in cui si trova l'oggetto: Torino, IT, Spedizione verso: IT, Numero oggetto: 354681951220 LE ARMI delle NAVI ITALIANE nella 2 guerra m. regia Marina E Bagnasco Albertelli. Questo lavoro è dedicato alla descrizione dei principali modelli di armi e di apparecchiature belliche in dotazione alle unità navali italiane tra il 1940 e il 1945. Sebbene compilato sulla base di documentazione ufficiale e illustrato con disegni ricavati o riprodotti direttamente da manuali originarli, non vuole essere nè un trattato sulle artiglierie navali nè una monografia sulle armi subaque o sui radiotelemetri, ma soprattutto una raccolta di dati, notizie e illustrazioni (oltre 300 tra foto e disegni tecnici) ai quali si possono riferire sia i modellisti, sia gli appassionati e cultori di storia navale che vogliono approfondire le proprie conoscenze riguardo le caratteristiche, le prestazioni, le armi inbarcate ecc. Recensione di
  • PREC.
    recensione di   Sergio Stancanelli

Quando, aperto il plico che avevo estratto dalla cassetta postale, mi trovai fra le mani il libro che conteneva e ne lessi il titolo, immediatamente pensai come, dopo tanti libri sulle navi italiane nella seconda guerra mondiale, questo fosse il primo che trattava delle armi. Ed infatti leggo nella presentazione: «La Marina italiana e la seconda guerra mondiale sono argomenti che suscitano sempre interesse. Le navi e gli avvenimenti sono stati descritti ed illustrati in numerose opere.

Ma nulla era stato ancora dedicato alle caratteristiche ed alle prestazioni delle armi ed apparecchiature imbarcate sulle unità». Questo volume, confezionato in forma di album ("Le armi delle navi italiane nella seconda guerra mondiale" di Erminio Bagnasco, editore Ermanno Albertelli di Parma, con innumerevoli fotografie e disegni, pagine 200, rilegato, in origine lire 15.000), dedica il proprio vasto spazio – occupato da un dettagliato testo competente, da ammirevoli disegni tecnici d'autore non menzionato (che c'è da credere sia lo stesso autore del testo) corredati di dati e didascalie altrettanto competenti, e da fotografie d'epoca dovute a fotografi disparati, – alle artiglierie e alle armi subacquee, agli aerei imbarcati, ed alle più svariate apparecchiature di bordo.

Le prime sono suddivise in sette paragrafi: Cannoni di grossi calibri, medï, piccoli, mitragliere pesanti, leggere, armi portatili, munizionamento. Le armi subacquee sono i siluri ed i relativi tubi di lancio, le mine o torpedini, le bombe di profondità con le relative apparecchiature, nonché le apparecchiature per il dragaggio. Originariamente, quelle che noi chiamiamo mine erano cariche esplosive usate per le demolizioni, mentre le armi di vari tipi impiegate per la costituzione di sbarramenti subacquei venivano chiamate torpedini. Ad un certo momento, i due termini vennero confusi l'uno con l'altro, sino a che finirono per identificarsi. La parte dedicata alle apparecchiature contempla telemetri, idrofoni ed ecogoniometri, radiolocalizzatori e radiotelemetri, aerofoni, proiettori, nebbiogeni, ed apparecchi per le telecomunicazioni. Abbiamo infine gli aerei e le relative sistemazioni aeronautiche.

Collateralmente, fra le innumerevoli illustrazioni, particolare interesse sul piano emozionale destano quelle relative al mitico incrociatore "San Giorgio", le cui artiglierie avevano contribuito alla difesa di Tobruck e che al momento dell'occupazione della piazzaforte da parte del nemico si autoaffondò (cronaca svolta dal cronista ai Littoriali del 1941), quella dei torrioni del "Pola" (il cui siluramento determinerà la notte di Matapàn), del cannone del "Tazzoli" (il glorioso sommergibile di Carlo Fecia di Cossato), nonché – più uniche che rare – dei mas "441" nell'estate del '42 al largo di Rimini (dove si recava il cronista 15enne intento allo studio della lingua greca antica), "528", "559", e d'un altro della medesima classe "500".

E sul piano informativo quelle concernenti navi costruite durante la guerra e pertanto non figuranti sull'ultimo Almanacco navale dell'epoca, quello del 1943: cacciatorpediniere "Alpino", "Legionario" e "Ascari", torpediniere "Ciclone" (in pag.149 è avviso-scorta), "Aliseo" e classe "Ariete", corvette "Ape" e "Pellicano", posamine "Fasana", dragamine "Vedetta", motozattera "MZ 774", bettolina non nominata (pag.92), sommergibili classe "Acciaio" e "Sirena", nonché incrociatori ausiliari "Olbia" e "Brindisi". Segnalo anche il lancio d'un Reggiane dalla catapulta della "Giuseppe Miraglia" e la postazione d'un 381 sulle alture di Arenzano (Genova), un particolare dell'aviorimessa (modello di studio) della portaerei "Aquila" in allestimento a Genova, nonché la fotografia di una unità non italiana, la corazzata austro-ungarica "Tegetthoff", quella che il 10 giugno 1918 era sfuggita ai siluri di Aonzo.

Un refuso nel testo in pag.6: «come d'altra parte prevedono in tutte le Marine le norme per il materiale classificato» in luogo di «classificato segreto». In pag.17, alla didascalia: «... le cappe per la protezione della porzione di canna destinata a scorrere per effetto del rinculo e del successivo ritorno in posizione» aggiungerei «e [destinata] a muoversi per la punteria». Un errore di grammatica: «La torpediniera "Partenope" assieme alla gemella "Pallade" » (didascalia pag.61).

  • Condition: Ottime condizioni
  • Autore: ERMINIO BAGNASCO
  • Editore: ALBERTELLI
  • Nome della pubblicazione: LE ARMI DELLE NAVI ITALIANE

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