STUPENDA PIETRA LITOGRAFICA DELLA
DITTA DI OLIO E. AMORETTI
DI LORENZO DI ONEGLIA
Pietra litografica che serviva per stampare una bolla o fattura della ditta di olio E. Amoretti di Lorenzo della prima metà del secolo scorso.
La pietra è finemente incisa, un vero capolavoro, è in ottime condizioni, porta la patina del tempo e della manipolazione dell'uomo.
DIMENSIONI: cm. 33x24 spessore cm. 7,8 peso Kg. 16,150
Puoi avere questa bellissima pietra a euro 1500.00
...oppure fai la tua proposta d'acquisto!!!
BUONI ACQUISTI A TUTTI!
La mia collezione di pietre litografiche comprende marchi come:
Alemagna, Motta, Nestlè, Colussi, Melegatti, Lazzaroni, Cailler, Luigi Rossa, Stock Trieste, Gancia, Distilleria Alpina, Modin, Pedroni, Filippi, Vidal, Colli Fioriti, Roberts, Fissan, Santagostino, Elisabeth Arden, C.I.M.E.T. e altri.
SE SIETE INTERESSATI SCRIVETEMI!
ATTENZIONE: SONO UN PRIVATO E NON POSSO EMETTERE SCONTRINO FISCALE!
COS'E' LA LITOGRAFIA?!
Litografia deriva dal greco líthos = pietra e gráphø = incido, scrivo. Introdotta da Senefelder nel 1796, utilizza la proprietà della pietra litografica di trattenere gli inchiostri grassi, i quali, a loro volta, hanno la caratteristica di respingere l'acqua. Il disegno da riprodurre può essere eseguito direttamente sulla pietra o mediante un'apposita matita grassa (matita litografica) - e in questo caso la pietra deve essere perfettamente levigata, asciutta e pulita - o mediante incisione al bulino, e in questo caso la pietra viene prima annerita con speciali sostanze. Si passa quindi alla preparazione della pietra per la stampa. Mantenendo continuamente bagnate le parti non stampanti, si impregnano quelle stampanti con inchiostro grasso misto a bitume, ricoprendole per ultimo con uno strato di gomma arabica. La stampa si esegue con apposita macchina piana, analoga a quella tipografica. Anche durante la stampa la pietra è mantenuta costantemente bagnata da appositi rulli bagnatori, in modo che le parti non stampanti risultino sempre libere dall'inchiostro. Il procedimento descritto si usa oggi solo per la litografia d'arte, a causa dell'immediatezza con cui consente di tradurre lo spunto creativo nella scioltezza del tratto.
Una pillola di storia della litografia
L’invenzione della litografia è dovuta a Alois Senefelder di origine bavarese e la data d’invenzione è fissata nel 1796. Si dice essere una scoperta casuale, ma comunque preceduta da diversi studi e prove. Già nel 1806 inizia ad essere usata tanto che nel 1818 apriranno a Parigi 5 litografie, e nel 1831 si parla di 59 stabilimenti.
In Italia viene introdotta attorno al 1805, a Roma, dal trentino G. Dall'Armi.
Dapprima veniva usata una macchina antenata della stampa offset, che in campo industriale si diffuse rapidamente e con cambiamenti anche sostanziali come la sostituzione della lastra in pietra con una di zinco, permettendo attorno al 1840 la costruzione delle prime macchine pianocilindriche. Il XIX sec vede la diffusione della pubblicità, resa possibile dalla scoperta di tecniche grafiche che permettevano la produzione di immagini in maniera più veloce e a basso costo, come successivamente accade con la stampa set-off.
Il principio è estremamente semplice: un particolare tipo di pietra, opportunamente levigata e quindi disegnata con una matita grassa, ha la peculiarità di trattenere nelle parti non disegnate (detti contrografismi) un sottile velo d’acqua, che il segno grasso (detto grafismo) invece respinge. Passando l’inchiostro sulla pietra così trattata, esso è respinto dalle parti inumidite e trattenuto dalle parti grasse. Al torchio, perciò, il foglio di carta riceve solo l’inchiostro che si deposita sulle parti disegnate e non sulle altre.
La stampa litografica si basa sull’incompatibilità di alcuni inchiostri con l’acqua.
Senefelder inventa anche il metodo autografico mediante il quale non si deve più fare il disegno alla rovescia.