PIETRA LITOGRAFICA DI E. AMORETTI DI LORENZO DIM. CM 33x24,x7,8 PESO KG 16,150

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Venditore: aleberna-2008 ✉️ (166) 100%, Luogo in cui si trova l'oggetto: PONTE SAN PIETRO, BG, IT, Spedizione verso: IT, Numero oggetto: 256330753389 PIETRA LITOGRAFICA DI E. AMORETTI DI LORENZO DIM. CM 33x24,x7,8 PESO KG 16,150.

STUPENDA PIETRA LITOGRAFICA  DELLA

DITTA DI OLIO E. AMORETTI 

DI LORENZO DI ONEGLIA

Pietra litografica che serviva per stampare una bolla o fattura della ditta di olio E. Amoretti di Lorenzo della prima metà del secolo scorso.

La pietra è finemente incisa, un vero capolavoro, è in ottime condizioni, porta la patina del tempo e della manipolazione dell'uomo. 

DIMENSIONI:  cm. 33x24 spessore cm. 7,8 peso Kg. 16,150

 

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La mia collezione di pietre litografiche comprende marchi come:

Alemagna, Motta, Nestlè, Colussi, Melegatti, Lazzaroni, Cailler, Luigi Rossa, Stock Trieste, Gancia, Distilleria Alpina, Modin, Pedroni, Filippi, Vidal, Colli Fioriti, Roberts, Fissan, Santagostino, Elisabeth Arden, C.I.M.E.T. e altri.

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COS'E' LA LITOGRAFIA?!

Litografia deriva dal greco líthos = pietra e gráphø = incido, scrivo. Introdotta da Senefelder nel 1796, utilizza la proprietà della pietra litografica di trattenere gli inchiostri grassi, i quali, a loro volta, hanno la caratteristica di respingere l'acqua. Il disegno da riprodurre può essere eseguito direttamente sulla pietra o mediante un'apposita matita grassa (matita litografica) - e in questo caso la pietra deve essere perfettamente levigata, asciutta e pulita - o mediante incisione al bulino, e in questo caso la pietra viene prima annerita con speciali sostanze. Si passa quindi alla preparazione della pietra per la stampa. Mantenendo continuamente bagnate le parti non stampanti, si impregnano quelle stampanti con inchiostro grasso misto a bitume, ricoprendole per ultimo con uno strato di gomma arabica. La stampa si esegue con apposita macchina piana, analoga a quella tipografica. Anche durante la stampa la pietra è mantenuta costantemente bagnata da appositi rulli bagnatori, in modo che le parti non stampanti risultino sempre libere dall'inchiostro. Il procedimento descritto si usa oggi solo per la litografia d'arte, a causa dell'immediatezza con cui consente di tradurre lo spunto creativo nella scioltezza del tratto.

Una pillola di storia della litografia

L’invenzione della litografia è dovuta a Alois Senefelder di origine bavarese e la data d’invenzione è fissata nel 1796. Si dice essere una scoperta casuale, ma comunque preceduta da diversi studi e prove. Già nel 1806 inizia ad essere usata tanto che nel 1818 apriranno a Parigi 5 litografie, e nel 1831 si parla di 59 stabilimenti.

In Italia viene introdotta attorno al 1805, a Roma, dal trentino G. Dall'Armi.

Dapprima veniva usata una macchina antenata della stampa offset, che in campo industriale si diffuse rapidamente e con cambiamenti anche sostanziali come la sostituzione della lastra in pietra con una di zinco, permettendo attorno al 1840 la costruzione delle prime macchine pianocilindriche. Il XIX sec vede la diffusione della pubblicità, resa possibile dalla scoperta di tecniche grafiche che permettevano la produzione di immagini in maniera più veloce e a basso costo, come successivamente accade con la stampa set-off.

Il principio della litografia

Il principio è estremamente semplice: un particolare tipo di pietra, opportunamente levigata e quindi disegnata con una matita grassa, ha la peculiarità di trattenere nelle parti non disegnate (detti contrografismi) un sottile velo d’acqua, che il segno grasso (detto grafismo) invece respinge. Passando l’inchiostro sulla pietra così trattata, esso è respinto dalle parti inumidite e trattenuto dalle parti grasse. Al torchio, perciò, il foglio di carta riceve solo l’inchiostro che si deposita sulle parti disegnate e non sulle altre.

La stampa litografica si basa sull’incompatibilità di alcuni inchiostri con l’acqua.

  1. La matrice, fatta di pietra calcarea, granulosa e costituita da carbonato di calcio, deve avere uno spessore che vada dai 6 ai 12 cm. Inoltre, la pietra deve essere compatta ed omogenea per evitare fratture sotto la pressione del torchio.
  2. La superficie delle pietra va levigata con pomice, sabbia o, ancora meglio, carborundum, per togliere qualsiasi segno.
  3. Si disegna con una matita litografica o con dell'inchiostro litografico composti da sostanze grasse (l'inchiostro litografico è tipico per essere molto oleoso); infatti, il carbonato di calcio trattiene con facilità le sostanze grasse. Va ricordato che, sulla pietra, le immagini devono essere disegnate alla rovescia.
  4. Finito il disegno si spennella la pietra con un liquido a base acido nitrico, gomma arabica acidificata e acqua. Per capire se tale liquido (chiamato "preparazione") ha un giusto grado di acidità, lo si spennella sul bordo della pietra. Se la reazione provoca molta schiuma vuol dire che è troppo forte: se viene usato così com'è il disegno ne risentirebbe. Se invece produce poca schiuma vuol dire che non è abbastanza forte. L'ideale sarebbe non molta schiuma e che sia persistente. Il protagonista della reazione che si verifica è l'acido nitrico che trasforma tutte le parti non protette dall'inchiostro litografico, trasformando il carbonato di calcio in nitrato di calcio, sostanza idrofila.
  5. La stampa avviene dopo 24 ore dalla preparazione, mediante il torchio litografico, la matrice disegnata viene bagnata e poi inchiostrata con un rullo di caucciù.
  6. L’inchiostro aderisce dove c’è il disegno e viene respinto dalla pietra bagnata.
  7. Si mette il foglio di carta da stampare, si aggiungono altri fogli ed un cartone grassato e alla fine il tutto viene compresso.
  8. Ad operazione ultimata, il foglio viene tolto e fatto asciugare.

Senefelder inventa anche il metodo autografico mediante il quale non si deve più fare il disegno alla rovescia.

 

  • Condition: Usato

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