una maestra dalmata racconta - aurora kero rover - Tempo sensibile 1993

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una maestra dalmata racconta - aurora kero rover - Tempo sensibile 1993 L'esperienza scolastica protratta per quarantadue anni, dal 1931 al 1973.e ripercorsa in forma diaristica da Aurora Kero Rover nel denso volume .Una maestra dalmata racconta. (Edizioni Tempo Sensibile 1993 - pagg. 210 - L. 30.000). Sul flusso di una memoria veramente prodigiosa, scorrono davanti agli occhi del lettore generazioni e generazioni di alunni, le cui vicende si mescolano con quelle private della maestra e con quelle pubbliche della storia. Con una esposizione semplice e chiara, frutto evidente della sua consuetudine con i bambini, l'autrice ricostruisce ambienti e situazioni, espone mentalità e usanze, scava negli animi e negli eventi. La narrazione inizia nel 1931, quando, diplomata presso l'Istituto Magistrale .Principe di Piemonte. di Zara, la novella maestra incomincia la sua carriera in paesini limitrofi, con un entusiasmo che le viene dalla giovinezza ma anche dalla vocazione all'insegnamento. Non mancano le complicazioni appena, in seguito a concorsi statali, e trasferita in Istria. Le difficoltà sono di carattere pratico, perchè le sedi assegnate non sono delle più comode, ma anche derivate dalla sua posizione di giovane donna sola, per cui l'autrice finisce col tutelarsi sposando un collega. Segue un periodo sereno in compagnia del marito con cui divide le classi e varie attività agricole e di allevamento, in un alloggio finalmente di proprietà, fra la simpatia della popolazione. Non mancano annotazioni di costume. A Santa Marina di Albona .le donne e le ragazze portavano i pesi sulla schiena: fascine di legna, brente d'acqua, ecc., che conferivano loro un'andatura curva.. Invece a Zara .le donne erano solite portare sulla testa le derrate e qualsiasi altro peso come le fascine della legna e il mastello pieno d'acqua. Questa abitudine conferiva loro un portamento eretto e un'andatura sicura al pari delle indossatrici.. Ma il dramma incombe: scoppia la guerra e la coppia viene coinvolta, anche duramente nella persona del consorte, nelle lotte fra partigiani, tedeschi, fascisti. Finchè Aurora Kero Rover, gia profuga con la sua famiglia d'origine da Sebenico a Zara nel 1921 dopo il Trattato di Rapallo, si stabilisce nel 1943 con la nuova famiglia, esule in patria, a Crocetta del Montello, in provincia di Treviso, paese natale del marito, dove ancora attualmente viva. Bisognava cominciare tutto da capo, in gravi ristrettezze economiche, poiché niente era stato possibile portare con se, e i parenti non gradivano i poveri sopraggiunti. Si aggiungevano amarezze di carattere politico. Nota tristemente l'autrice: .Cittadina italiana dal 1921, insegnante di ruolo con giuramento di fedeltà alla Monarchia e poi alla Repubblica, dovetti richiedere ancora una volta la cittadinanza italiana, come tutti coloro che erano presenti in tali terre dal 1940. Perciò dovette farlo anche mio marito nato nel Veneto ma residente per ragioni di lavoro in Istria nel periodo 1933-1943.. E ancora: «Tra le altre imposizioni l'Italia dovette alla Jugoslavia, in conto riparazioni di guerra, 124 milioni di dollari. Furono cosi nazionalizzati come jugoslavi i beni dei profughi a titolo di sconto sul debito italiano per un valore di 72 milioni di dollari (pari a 45 miliardi di lire). In quell'occasione il .governo italiano si impegnava a indennizzare le persona i cui beni erano stati appresi dalla Jugoslavia. Fino ad oggi, 15 luglio 1991... non abbiamo ricevuto in conto riparazione danni neanche una lira. Dico neanche una sola lira (mentre siamo tenuti a corrispondere regolarmente tutte le tasse).. Lo scoramento sembra stia per travolgere la ..maestra dalmata.,ma la sua forte fibra, fisica e spirituale, riesce a imporsi: //Ad un certo punto mi resi canto che se avessi continuato cosi non sarei sopravvissuta. E che ne sarebbe stato dei miei sette figli? Tale pensiero mi sostenne e mi dette la forza di reagire.. Perciò per scacciare i pensieri, per pater sopportare la cattiveria del prossimo., per rallegrare i figli (che sarebbero diventati nove) e anche gli alunni, Aurora riprese a cantare. Porto il canto nelle aule, organizzando cori e rappresentazioni teatrali. Una della più significative iniziative parascolastiche fu quella che coinvolse le scolaresche e paese nell'acquisto di cani-guida per ciechi, che valse il premio nazionale di bank .Livio Tempesta. per l'anno scolastico 1967/68 agli alunni della classe V sez. A della scuola di Crocetta del Montello. Indubbiamente i sistemi educativi della Kero Rover erano antesignani, dall'attenzione alla salute e ai problemi personali degli alunni alla ricerca di rapporti e collaborazione con le famiglie, dall'invenzione e costruzione di materiale didattico allora inesistente alla promozione artistica, dalla sapiente gestione di classi di quaranta alunni e di pluriclassi alla introduzione di un metodo globale con molte attinenze a quello Montessori. In una certa aura poetica è immersa la rievocazione degli anni giovanili e del clima di Zara, dove l'autrice torna in pellegrinaggio nel 1966 e che trova tanto cambiata da scoppiare a piangere: «Non rivedevo la città dal 1939. L'avevo lasciata bella come una piccola Venezia e la ritrovavo con i mucchi di macerie a ventititre anni dalla sua distruzione; con gli enormi spazi come occhiaie vuote che sostituivano interni calli e piazze.. Ma negli anni '30-'40, prima dei 54 bombardamenti e della vicissitudini della guerra, Ia vita vi scorreva serena fra elementi veneti e altri austriaci. Grande era il rispetto la per i maestri e comunque per le autorità .come espressione di legalità e di protezione.. Da antologia e la pagina in cui e descritta una festività natalizia, con l'addobbo dell'albero, Ia cena della vigilia con le candeline accese, la messa di mezzanotte, i canti, i giochi, le danze, i sontuosi pasti dalle tradizionali portate: .Dopo il primo, una minestra di riso con fegatini di polio, lasso misto di manzo, tacchino, maiale, con accompagnamento di rafano e crauti con braciole; stufato di tacchina con chiffeletti; lepre in agrodolce; arambassici; tacchino arrosto, che veniva portato in tavola intero, con insalatina bianca, riccia, tenerissima. Per ultimo il nostro strudel di mele. Questo era il nostro tipico pranzo di Natale uguale tutti gli anni.. La nostalgia per un mondo che non esiste più pub essere intesa fino in fondo solo da chi ha attraversato tante volte il ponte girevole, ha preso il vaporetto che congiungeva le varie rive, ha trascorso mattinate in quel .luogo colorato, animato, vivacissimo. che era la Piazza della Erbe a Zara. Può fungere da metafora del racconto una notazione paesaggistica: .Provenivo da una meravigliosa città di sole. La nebbia, che avevo solo sentito nominare, ora mi faceva provare tutto il suo disagio.. 
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  • Autore: aurora kero rover
  • Soggetto: Istria e Dalmazia
  • Titolo: una maestra dalmata racconta
  • Editore: Tempo sensibile
  • Lingua: Italiano
  • Anno di pubblicazione: 1993
  • Nome della pubblicazione: una maestra dalmata racconta

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