Gli obelischi di Roma e le loro epigrafi - Editalia - 1970 - Molto buono

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Venditore: tampuramaster ✉️ (75) 100%, Luogo in cui si trova l'oggetto: Roma, IT, Spedizione verso: EUROPE, US, JP, CA, AU, Numero oggetto: 203504942036 Gli obelischi di Roma e le loro epigrafi - Editalia - 1970 - Molto buono. Edizione di pregio del 1970, cofanetto e copertina in pelle di vitello; impressioni in oro zecchino, rilegatura a mano, entrambe della ditta Antinori di Roma; stampato dalla Aldina Arti Grafiche di Roma su carta speciale appositamente fabbricata dalla cartiera Ventura di CernobbioTiratura limitata di sole 999 copie (meno di altri libri della stessa collana), e numerata 165 /999.  Le condizioni sono veramente molto buone, si registrano solo segni del tempo agli angoli del dorso - vedi descrizione dettagliata della condizione. Il libro emana un gradevole odore di pelle e di carta di qualità quando aperto. La pelle è pulita e si pulisce facilmente, darò dei consigli ad acquisto effettuato. Contiene incisioni degli obelischi in contesti passati e di alcuni anche con particolare cura epigrafica dei geroglifici egizi. Le iscrizioni epigrafiche papali sono riportate tutte quante e sono al centro dello studio dei due filologi tedeschi Helmut Kastl e Olaf Hein. Scritto in tre lingue, Italiano, inglese, tedesco (written in italian, english and german ).  Un po’ di storia (contributo personale):  Roma, tra tutti i primati di cui si può fregiare, detiene anche quello della città con il maggior numero di elementi egizi incastonati nella propria architettura, grazie anche al fatto di essere di gran lunga il luogo con la più ricca presenza di obelischi egizi al mondo: basti pensare che su trenta esemplari noti, tredici si possono scorgere a Roma, molti di più di quanti se ne trovano attualmente sul territorio egiziano - senza considerare gli obelischi trasportati a loro volta dall’Urbe, come quelli nel giardino di Boboli a Firenze e ad Urbino.Tra questi tredici bisogna però fare una distinzione: cinque li definiremmo meglio in quanto egittizzanti, ossia quegli obelischi realizzati nelle cave di granito rosso in Egitto, ma che sono stati voluti da imperatori romani o che presentano iscrizioni con geroglifici ricalcati malamente dagli stessi romani; i restanti otto sono autenticamente egizi e sette di questi presentano iscrizioni volute da faraoni.                                                                                                 *** L’obelisco è strettamente connesso alla divinità solare, difatti la sua concezione avviene a partire da Heliopolis, centro antichissimo della produzione teologica incentrata su Ra. I primissimi obelischi (V dinastia) venivano collocati nei templi, ma consistevano del solo pyramidion, di quella che sarebbe diventata la cuspide degli obelischi veri e propri, nonché delle piramidi stesse: questo elemento veniva chiamato benben e stava a rappresentare il luogo di terra emersa su cui si sarebbe posato il primo raggio di sole, quest’ultimo rappresentato a sua volta dal falco, dato che Ra assorbe questa figura zoomorfa dall’Horus preistorico, anticamente divinità di tutto il cielo. Mentre le prime strutture risalgono all’Antico regno, la maggior parte di quelli eretti ai giorni nostri sono però da collocarsi cronologicamente a partire dal Nuovo regno, precisamente dal florido regno di un faraone che regnò più di cinquant’anni e che ottenne numerose vittorie militari come Thutmosi III. Soprattutto nel Nuovo regno, periodo di eccezionale grandiosità per l’Egitto, la costruzione degli obelischi veniva ordinata dal faraone come forma di ringraziamento al dio della vittoria militare ottenuta.   Perché gli obelischi a Roma? Naturalmente l’avvenuta conquista della regione sotto Augusto e l’istituzione della provincia romana comporta la chiave di volta storica del perché questo divenne possibile. I romani – com’è noto – importavano i culti esteri ed i motivi di questa esterofilia potrebbe essere del tutto psicologica, ossia senza calcare troppo la mano in senso politico, con concetti quali l’integrazione e l’assimilazione. Il culto di Iside, un culto oramai ellenizzato, venne introdotto qualche decennio prima della conquista, i romani insomma si facevano di buon grado “conquistare” ma solo per quanto riguarda l’allargamento degli orizzonti culturali e della conoscenza dei popoli o addirittura per quanto riguarda la moda delle matrone e dei personaggi abbienti; sarà che la città è stata multietnica sin dal principio (latini, etruschi, sabini), ma i romani hanno da sempre adottato misure integrative a livello primariamente culturale. Consideriamo poi che l’Egitto per i greci stessi e naturalmente anche per i romani è stato sempre il luogo della sapienza umana nel suo grado più elevato, per i filosofi e gli storici greci l’Egitto infatti era una meta di una sorta di Grand Tour dell’epoca. La religione egizia influenzò quella di altri popoli del bacino mediterraneo e addirittura la dottrine dei filosofi dell’antichità fino addirittura i neoplatonici, passando per nomi di assoluto rilievo come Pitagora e Platone; alfine c’è chi giurerebbe che vi sottenda un dialogo sottilissimo tra la religione solare di cui gli obelischi sono una perfetta testimonianza e lo stesso cristianesimo romano, passando per le religioni salvifiche di stampo ellenistico presenti a Roma, ma ciò meriterebbe un trattato a sé.  La storia degli obelischi romani si fa dormiente per molti secoli, finché non furono riscoperti per il loro valore precipuo: il simbolo di potere. Fu Sisto V, all’interno del suo progetto di renovatio urbis , a promuovere il nuovo innalzamento degli antichi obelischi sepolti, come emblemi della nuova Roma cristiana – tramite la sovrapposizione per lo più di croci in bronzo -- e come elementi cardine del tessuto urbanistico. Gli obelischi si prestavano bene infatti a dare risalto, come punti di riferimento, alle grandi strade rettilinee che erano state tracciate per collegare le basiliche giubilari . Quattro obelischi vennero alzati in questo periodo, non senza difficoltà, basti pensare che quello lateranense pesa 455 tonnellate.Come ipotizza lo studioso Cipriani è possibile che dietro tutto ciò ci sia stata una nuova ondata di revival della spiritualità egizia come anticipatrice di quella cristiana, alla base di ciò dovrebbe essere menzionato il trait d’union tra la religione egizia e cristianesimo, in qualche misura documentata persino da decori nelle chiese, che fu l’ermetismo. Salvo poi considerare che i testi soteriologici ermetici non precedettero quelli cristiani, in quanto risalenti al II sec. D.C.   _______  S. C. Pompei, La città degli obelischi: simbologia e rimpiego urbano, in La lupa e la sfinge. Roma e l’Egitto dalla storia al mito, Electa, Milano 2008, p. 172.  G. Cipriani, gli obelischi di Roma. Politica e cultura nella Roma barocca, Firenze 1993, p. 77.
  • Condition: Ottime condizioni
  • Condition: Molto buone, gli angoli del dorso presentano dei lievi segni del tempo, ma la pelle si tratta facilmente, e recupera il suo vigore; il libro è stato trattato dal sottoscritto e nel processo le screpolature si ricompattano per una buona percentuale; ogni tot gli va applicato un prodotto, vi darò dei consigli ad acquisto effettuato.
  • Soggetto: Architettura e design
  • Lingua: Italiano, Inglese, Tedesco

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