Futurismo Ettore Petrolini Pubblicitaria Campari

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Venditore: grafica-pubblicitaria-vintage ✉️ (639) 100%, Luogo in cui si trova l'oggetto: Acciarella, IT, Spedizione verso: WORLDWIDE, Numero oggetto: 126275836007 FUTURISMO ETTORE PETROLINI PUBBLICITARIA CAMPARI. CARTOLINA ORIGINALE ETTORE PETROLINI FORMATO PICCOLO OTTIME CONDIZIONI - COME DA FOTO Ettore Pasquale Antonio Petrolini (Roma, 13 gennaio 1884 – Roma, 29 giugno 1936) è stato un attore, cabarettista, cantante, drammaturgo, sceneggiatore, compositore e scrittore italiano, specializzato nel genere comico. È considerato il massimo esponente di quelle forme di spettacolo a lungo considerate teatro minore, termine con il quale si identificavano il teatro di varietà, la rivista e l'avanspettacolo. La sua importanza nel panorama del teatro italiano è ormai pienamente riconosciuta. Riassumendo in sé l'attore e l'autore, Petrolini ha inventato un repertorio e una maniera, che hanno profondamente influenzato il teatro comico italiano del Novecento. Indice     1 Biografia         1.1 Gli esordi         1.2 Le prime tournée         1.3 Le macchiette         1.4 I primi successi         1.5 Il cinema         1.6 Gli anni trenta         1.7 La morte prematura         1.8 Le canzoni         1.9 I versi maltusiani         1.10 Petrolini e il fascismo     2 Influenza culturale     3 Teatro         3.1 Macchiette e parodie         3.2 Riviste         3.3 Commedie         3.4 Riduzioni e opere di altri autori     4 Filmografia         4.1 Attore         4.2 Film di montaggio         4.3 Soggetto     5 Onorificenze     6 Discografia     7 Note     8 Bibliografia         8.1 Opere di Ettore Petrolini         8.2 Scritti non teatrali         8.3 Audio e video         8.4 Scritti su Ettore Petrolini     9 Altri progetti     10 Collegamenti esterni Biografia Gli esordi Ettore Petrolini, "popolano del miglior lignaggio", nacque a Roma, quarto di sei figli, alle ore 00:30 del 13 gennaio 1884 al n. 6 di vico del Grancio, in una palazzina all'angolo con via Giulia (Rione Regola, un quartiere del centro di Roma al tempo molto popolare), da Anna Maria Antonelli e Luigi, un fabbro ferraio di Ronciglione, padre di eccessiva severità, con cui Ettore ebbe sempre rapporti difficili compensati dalle cure amorose della madre.[1] Frequentò fin da ragazzo i teatrini romani, improvvisandosi attore per divertimento. L'ambiente dei baracconi di Piazza Pepe, dove Petrolini fece le sue prime esperienze artistiche, è quello descritto più tardi nella sua commedia Il padiglione delle meraviglie (1924): personaggi curiosi e pittoreschi, imbonitori, finti selvaggi e fenomeni di ogni genere. Conosciuto come "er roscietto de li Monti", quartiere dove si era nel frattempo trasferita la famiglia, non volle frequentare la scuola né imparare un mestiere sebbene il padre fosse fabbro e il nonno materno falegname. Forse casualmente ferì a 13 anni un suo compagno e il padre per raddrizzarlo lo fece rinchiudere nel riformatorio di Bosco Marengo nei pressi di Alessandria dove per domarlo lo costrinsero nella camicia di forza e in una cella di rigore a pane e acqua.[2] Una dura esperienza che Petrolini ricordò con toni accorati nelle sue memorie. A quindici anni decise di lasciare la casa paterna per dedicarsi alla carriera teatrale. Il più antico riscontro documentario, a tutt'oggi verificabile, che attesti il momento dell'esordio artistico di Petrolini risale all'anno 1900 e conduce nel rione di Trastevere, nel teatro Pietro Cossa.[3] In seguito, si esibì in un teatrino di provincia, a Campagnano, nell'ambito della compagnia dell'impresario Angelo Tabanelli, come l'attore racconta in Modestia a parte: «Il teatro di Campagnano era un vecchio granaio municipale ove, la sera stessa dell'arrivo, debuttai con la macchietta: Il bell'Arturo. Al refrain, misi un piede sull'estremità di una tavola dell'improvvisato palcoscenico, fatto di tavolacce male inchiodate e che posavano su due cavalletti. Il mio peso fece sollevare una tavola e andai a finire di sotto con una elegantissima lussazione a un piede. Il pubblico, regolarmente, si divertì un mondo e chiese il bis, mentre io piangevo dal dolore e dalla rabbia. Fu l'inizio del mio destino. Mi accorsi che ero veramente votato all'arte comica.» Ettore Petrolini nel 1918 Dopo quest'esibizione non proprio trionfale, il giovane Ettore continuò la sua gavetta nei teatri popolari, ma anche in alcuni caffè-concerto di buon livello, come il Gambrinus e il Morteo di Roma. Petrolini stesso, molti anni dopo, descrisse l'ambiente in cui aveva mosso i primi passi: «Io provengo, e lo dico con orgoglio, da una piazza di pubblici spettacoli: Piazza Guglielmo Pepe, e da lì nei piccoli caffè-concerto, dove in fondo a quei bottegoni c'era sempre un palcoscenico arrangiato alla meglio: poche tavole, molti chiodi, e quattro quinte, fondale di carta, con quasi sempre dipinto il Vesuvio (in eruzione, naturalmente), ed ecco l'elenco artistico: prima esce lei, poi esce lui, poi escono tutti e due insieme, ricomincia lei... e così via di seguito fino a mezzanotte: il tutto intercalato da uno sminfarolo al pianoforte.» (Un po' per celia, un po' per non morire..., 1936) Anche nel libro Bravo!Grazie!! Petrolini si soffermò sugli anni della gavetta artistica: «Fu una vita selvaggia, allegra e guitta, e un'educazione a tutti i trucchi e tutti i funambolismi davanti al pubblico, che magnava le fusaje (i lupini) e poi tirava le cocce (le bucce) sur parcoscenico al lume de certe lampene (lampade) ch' er fumo spargeva dappertutto un odore da bottega de friggitore» Nell'introduzione allo stesso libro Bravo!Grazie!!, descrisse le difficoltà che riscontrò nel rapporto con il pubblico a causa anche di una congiuntura storico-politico-culturale particolare: «Nel periodo della musoneria italiana in cui un buon attore non era considerato tale se non si prestava alle parti lacrimose, io passai come un buffone distinto. Mi venivano a sentire per esclamare Quant'è scemo!» Nel 1903, appena diciannovenne, Petrolini incontrò Ines Colapietro, che sarà per molti anni sua compagna di lavoro e di vita, nonché madre dei suoi figli Renato e Oreste. Ines, che aveva allora solo quindici anni, era stata ingaggiata come cantante dal Gambrinus di Roma, insieme alla sorella Tina. Ettore ed Ines formarono la coppia comica Loris-Petrolini, che si scioglierà, in modo piuttosto traumatico, alla fine dell'estate del 1911.[4] Nel settembre 1911 infatti Ines, esasperata dai tradimenti di Ettore, lo lascia e se ne va a Napoli con il comico Gustavo De Marco (un grande artista a cui il grande Totò deve gran parte delle sue macchiette) lasciando i figli a Roma perché “avevano un avvenire più garantito accanto al padre”.[5] Le prime tournée Ettore Petrolini in un fotomontaggio degli anni '20 Nel maggio 1907, a Genova, Ettore Petrolini e Ines Colapietro ottennero una scrittura dall'impresario Charles Séguin per una tournée in Sudamerica. La coppia si esibì in teatri e caffè-concerto in Argentina, Uruguay e Brasile, riscuotendo ovunque grande successo. Mentre Petrolini si trovava a Rio de Janeiro un attacco di appendicite lo costrinse a restare lontano dalle scene per un mese. Dopo un'operazione d'urgenza e il periodo di convalescenza, la sua rentrée fu trionfale: tutti gli artisti del teatro rinunciarono alla paga in suo favore e in una sola serata Petrolini incassò quattromila lire.[6] Dopo Rio, Petrolini rimase ancora qualche mese in Sud America. Sarebbe ritornato per altre tournée nel 1909 e nel 1911-1912, esibendosi anche in Messico e a Cuba. Le macchiette Ettore Petrolini in Gastone In quegli anni Ettore Petrolini aveva già messo a punto un repertorio di macchiette di provato successo. La creazione della sua parodia di Faust, Oh Margherita!, per esempio, risale alla tournée del 1907, come Petrolini stesso racconta in Modestia a parte. Ma le macchiette di Petrolini trascendevano il genere macchiettistico e l'artista era consapevole dell'originalità del suo repertorio. In Petrolineide, ne Il café chantant del 20 luglio 1914, scriveva: «Ho importato la parodia. Ho abolito le definizioni di "comico nel suo repertorio"; oppure "comico macchiettista", eccetera e comparvero - per me - i primi aggettivi di "parodista" o di "comico grottesco" e di "originale", "fantastico", "bizzarro" e via di seguito!» Molti fra i suoi personaggi, come Giggi er bullo (parodia di un dramma di Gastone Monaldi), il Sor Capanna (del quale riprese alcune strofe e che chiamava "il mio maestro",[7]) i Salamini, Fortunello, sono diventati punti di riferimento per un'idea di comicità, che Petrolini riassumeva così: «Imitare non è arte perché se così fosse ci sarebbe arte anche nella scimmia e nel pappagallo. L'arte sta nel deformare.» (Al mio pubblico, scritti postumi, 1937) Alcuni caratteristici numeri comici, nati come semplici macchiette, furono rielaborati da Petrolini, che diede loro spessore e consistenza di veri personaggi di commedia. È il caso di Gastone, nato da una macchietta, Il bell'Arturo, inserita nella rivista Venite a sentire del 1915 (scritta da Petrolini in collaborazione con G. Carini), che irrideva sia le star del declinante cinema muto sia i cantanti dell'epoca di Gino Franzi,[8][9] e che fu ripreso più volte fino a diventare il tragicomico protagonista della commedia Gastone del 1924. Un altro personaggio nato come macchietta, l'Antico romano, e sviluppato successivamente da Petrolini fu Nerone, che in genere è considerato una satira della retorica del regime fascista. In realtà Petrolini vi lavorò fin dal 1917, ben prima dell'ascesa di Mussolini, e probabilmente aveva preso spunto, parodiandole, dalle pompose e artificiose pellicole cinematografiche, che portavano in scena l'antica Roma, molto diffuse a quei tempi.[10][11] I primi successi Ettore Petrolini con Antonio Gandusio e Leopoldo Fregoli nel 1936 in un'immagine de Il mattino illustrato. Fu una delle ultime immagini di Petrolini e Fregoli: entrambi scomparvero di lì a poco Tornato dalla fortunata tournée in Sudamerica, Petrolini fu scritturato nel 1910 da Giuseppe Jovinelli per il suo nuovo, elegante teatro di Piazza Guglielmo Pepe, inaugurato nel 1909 con uno spettacolo di Raffaele Viviani. Ottenne un tale successo che, dopo due stagioni al Teatro Jovinelli, l'impresa della Sala Umberto firmò con l'attore un contratto esclusivo di tre anni, pagando a Giuseppe Jovinelli una penale di 8 000 lire. Nel 1915 si costituì la Compagnia dei grandi spettacoli di varietà Petrolini, che mise in scena le prime riviste petroliniane, Venite a sentire e Zero meno zero. Quest'ultima era stata confezionata da Luciano Folgore, sotto lo pseudonimo di Esopino, attorno a un nucleo di personaggi tipici del repertorio petroliniano, fra i quali il celebre Fortunello, che suscitò l'entusiasmo dei futuristi, in particolare di Filippo Tommaso Marinetti, che a proposito di Fortunello scrisse come fosse «il più difficilmente analizzabile dei capolavori petroliniani», che «col suo ritmo meccanico e motoristico, col suo teuf-teuf martellante all’infinito, assurdità e rime grottesche, scava dentro il pubblico tunnels spiralici di stupore e di allegria illogica e inesplicabile».[12] Petrolini, che pure si era burlato di Marinetti negli Stornelli maltusiani, si lasciò lusingare dall'ammirazione dei futuristi, partecipò ad alcune delle loro "serate" e interpretò le sintesi di Marinetti, Corra e Settimelli. La collaborazione fra Petrolini e i futuristi culminò in Radioscopia di un duetto, atto unico definito "simultaneità del teatro di varietà", scritto a quattro mani con Francesco Cangiullo nel 1918. L'anno seguente Mario Bonnard ne trasse un film dal titolo Mentre il pubblico ride, interpretato da Petrolini e Niny Dinelli. Il repertorio di Petrolini si arricchì, a partire dagli anni venti, con una serie di commedie di autori italiani, scritte appositamente per lui o adattate alla sua comicità. Petrolini adattò a sé commedie di autori come Alfredo Testoni, Renato Simoni, Roberto Bracco, Luigi Antonelli, Ugo Ojetti, Salvator Gotta, Fausto Maria Martini. Nel 1923 fu iniziato alla massoneria in una loggia all'Obbedienza di Piazza del Gesù.[13] Nel 1925 portò in scena un suo adattamento da Lumie di Sicilia di Luigi Pirandello, intitolato Agro de limone. Agli anni Venti risale anche l'incontro di Petrolini con Elma Krimer, che divenne la sua compagna e più tardi sua moglie.[14] Ettore Petrolini in Nerone Il cinema L'avventura cinematografica di Petrolini era iniziata nel 1919 con la trasposizione cinematografica dell'atto unico Radioscopia di un duetto (di Petrolini e Cangiullo), portata sullo schermo da Mario Bonnard col film Mentre il pubblico ride. Negli anni trenta, con l'avvento del sonoro, Petrolini tornò al cinema. Nel 1930 fu il protagonista di Nerone di Alessandro Blasetti, un lungometraggio che, oltre a presentare alcune delle sue interpretazioni più note - Gastone, Nerone, Pulcinella - mostrava l'attore nel suo camerino. Nello stesso anno interpretò Cortile di Carlo Campogalliani, tratto dalla commedia di Fausto Maria Martini, con Dria Paola protagonista femminile.[15] L'anno seguente fu la volta di Medico per forza, sempre per la regia di Campogalliani, con Tilde Mercandalli e Letizia Quaranta. Gli anni trenta Interprete delle commedie di molti autori italiani, Petrolini firmò molte riduzioni di opere teatrali, da lui portate a nuova vita sulle scene italiane degli anni venti e trenta. La produzione del Petrolini commediografo si fece negli anni più ricca e complessa: dalle macchiette alle prime riviste, ai fortunati atti unici come Amori de notte e Romani de Roma, alle commedie degli ultimi anni come Gastone, Il padiglione delle meraviglie, Benedetto fra le donne, Chicchignola. Proprio in questi ultimi due testi la drammaturgia petroliniana completa la sua evoluzione e la comicità irriverente lascia il passo a una riflessione più matura, allo stesso tempo amara e compassionevole, sulle debolezze umane.[16] Una delle ultime immagini di Petrolini Ormai affermato, Petrolini partì per una serie di tournée all'estero, in Egitto e nelle colonie italiane della Cirenaica e della Tripolitania. Con la sua compagnia girò poi le principali città europee. A Parigi, ottenne quello che considerò il più alto riconoscimento: venne invitato a recitare Medico per forza alla Comédie Française, tempio di Molière. Si esibì anche a Londra, al Little Theatre; a Berlino, al Kurfüstendamm Theater; a Vienna, al Komödie Theater. La morte prematura Costretto ad abbandonare definitivamente le scene nel 1935, perché sofferente di una grave forma di angina pectoris, Ettore Petrolini morì all'età di 52 anni il 29 giugno 1936. Si racconta che, ormai in punto di morte, alle parole incoraggianti del medico, che lo visitava e sosteneva di trovarlo ristabilito, Petrolini rispondesse: «Meno male, così moro guarito».[17] La salma, vestita con il frac del suo notissimo Gastone, fu tumulata nel Cimitero del Verano a Roma. Il 19 luglio 1943, nel corso del primo bombardamento di Roma, un ordigno colpì la sua tomba, una cappella rettangolare, spezzando il busto di marmo e danneggiando gravemente la sua bara.[18] Le canzoni Per completare il ritratto dell'artista Petrolini, non si può tralasciare la musica, che è parte integrante del suo teatro. Molti fra i suoi personaggi cantano canzoni e filastrocche, o recitano su un sottofondo musicale. La musica è presente in molte sue commedie e riviste. Petrolini fu spesso interprete, e a volte anche autore, di canzoni di successo, molte delle quali furono incise su disco. Un grande successo musicale del 1926, in Italia, fu Una gita a li castelli (nota anche con il titolo Nannì), scritta da Franco Silvestri, ma incisa da Petrolini. La sua canzone più nota è senza dubbio Tanto pe' cantà, il cui testo è stato scritto da Alberto Simeoni, che Petrolini incise nel 1932 e che subito divenne il simbolo di un certo modo di essere romano, al punto che fu ripresa negli anni successivi da quasi tutti gli artisti più rappresentativi della capitale: per citarne solo alcuni, Alvaro Amici, Gigi Proietti, Gabriella Ferri e soprattutto Nino Manfredi, che otterrà un notevole successo di vendita. I versi maltusiani Seguendo la moda futurista dei versi maltusiani, ne compose alcuni, tra i quali quello che lo definisce, intitolato Ti à piaciato?: Petrolini è quella cosa che ti burla in ton garbato, poi ti dice: ti à piaciato? se ti offendi se ne freg. Petrolini e il fascismo Fascista della prima ora, Ettore Petrolini fu amico personale di Giuseppe Bottai fin dal 1922. Si adoperò per mettere in scena alcune opere di Galeazzo Ciano come Il Fonno d'Oro, che gli valse come riconoscimento la nomina a ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia e diverse udienze private con Benito Mussolini. La familiarità con i gerarchi fascisti gli permise di essere promosso, su proposta di Pietro Fedele, prima commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, e poi grand'ufficiale.[19] Nel 1929 ottenne da Mussolini il titolo, puramente onorifico, di centurione della Milizia. Tuttavia nel 1934, al compimento del cinquantesimo compleanno, tale titolo gli venne revocato per raggiunti limiti di età. A nulla valsero le suppliche che inviò a Galeazzo Ciano per riottenere il grado, né fu efficace la dedica «A Benito Mussolini, sole di Roma» che Petrolini scrisse di proprio pugno al Duce come allegato alla partitura della canzone Roma.[20] Petrolini, che già aveva manifestato inclinazione per il futurismo, mai prese le distanze dal fascismo, posando in tournée all'estero con il resto della compagnia nell'atto del saluto romano. Per evitare ogni sospetto di simpatie antifasciste, Petrolini scrisse al segretario particolare del Duce, Alessandro Chiavolini: «Le sarei grato se volesse esprimere al Duce tutta la mia grande riconoscenza, tutta la mia profonda e assoluta devozione. Sono contento di essere fascista, sono contento di essere italiano e sono contento di appartenere all'epoca di Benito Mussolini».[21] Influenza culturale La sua immagine nelle vesti del personaggio Gastone compare sull'album Ooh La La, della rock band Faces. Nel 1994 a Roma, nel quartiere Testaccio, è stato fondato un teatro in suo onore: il Teatro Petrolini. Teatro Per la teatrografia petroliniana si è assunta come fonte l'Archivio Petrolini presso la Biblioteca e Museo teatrale del Burcardo di Roma. Macchiette e parodie     L'Amante dei fiori     Amleto [con Libero Bovio]     L'antico romano     Archimede     Baciami, baciami     Il bell'Arturo     La Caccavella     Canzone guappa     Cirano     Il conte d'Acquafresca     Il Cuoco     Il Danzadero     Divorzio al parmiggiano     La Domatrice     Faust (Oh Margherita!)     Fortunello     Giggi er bullo     Isabella e Beniamino     Ma l'amor mio non muore     Maria Stuarda     Napoleone     Paggio Fernando     I piedi     Il poeta     Il prestigiatore     I Salamini     Er Sor Capanna     Stornelli maltusiani     Ti à piaciato?     Il Turco Riviste     1915: Venite a sentire con G. Carini     1915: Zero meno zero con Luciano Folgore     1916: Dove andremo a finire? con G. Carini     1916: Acqua salata (o Senza sugo) con T. Masini     1916: Favorischino Commedie     1917: Nerone     1917: Romani de Roma     1917: Amori de notte     1918: Radioscopia con Francesco Cangiullo     1918: Cento de 'sti giorni con Checco Durante     1918: 47 morto che parla     192.: Donnaiuolo     1923: Farsa di Pulcinella     1924: Gastone - Bologna, 14 aprile 1924     1924: Il padiglione delle meraviglie     1927: Benedetto fra le donne     1931: Chicchignola     1934-1935: Il metropolitano - Rappresentata a Roma 8 Agosto 2014 Riduzioni e opere di altri autori     Agro di limone da Lumie di Sicilia di Luigi Pirandello     L'amante legittimo di Cipriano Giachetti     Ambasciatori di Lucio D'Ambra     L'avvocato Bonafede da Congedo di Renato Simoni     Il barone di Corbò di Luigi Antonelli     Il cantastorie di Ferrante Alvaro De Torres e Alberto Simeoni     Il castigamatti di Giulio Svetoni     Cometa di Yambo     La coppa incantata da La coupe enchantée di Jean de la Fontaine, traduzione di E. Corradi     Coraggio di Augusto Novelli     Cortile di Fausto Maria Martini     È arrivato l'accordatore di Paola Riccora     Elogio del furto di D. Signorini     Il fondo d'oro di Galeazzo Ciano     La fortuna di Cecè di Athos Setti     I fratelli Castiglioni di Alberto Colantuoni     Garofano di Ugo Ojetti     Ghetanaccio di Augusto Jandolo     Giovacchino Belli di Augusto Jandolo     Giovanni Arce da Le esperienze di Giovanni Arce filosofo di Pier Maria Rosso di San Secondo     Un guasto nell'ascensore di André Mouezy-Eon     L'Illusionista da L'Illusioniste di Sacha Guitry     Io non sono io di Toddi     La regina ha mangiato la foglia di Gildo Passini     Ma non lo nominare di Arnaldo Fraccaroli     Maritiamo la suocera di Colorno     Medico per forza da Le médecin malgré lui di Molière     Mezzo milione di Alfredo Testoni     Mi uccido di Paola Riccora     Mille lire di Salvator Gotta     Mustafà di Armando Discepolo e Rafael J. De Rosa     Ottobrata di Giovanni Cesare Pascucci e Augusto Topai     I pantaloncini di G. Nancy     Patalocco di Ugo Romagnoli     Peppe er pollo di Augusto Novelli     Per la porta di Felyne Ossip     Pinelli di Ettore Veo     Rifiuto... io di Corrado D'Errico     Scarfarotto di Gino Rocca     Lo sfratto di Enrico Serretta     Teodoro è stanco di Max Nel     Toccalafrusta di Ugo Chiarelli     I tre di Dino Falconi     La trovata di Paolino di Renzo Martinelli     Tutti in cantina di Eugène Labiche     Tutto si accomoda di Enrico Serretta     Uno degli onesti di Roberto Bracco     Un uomo onesto di Piero Ottolini     Zeffirino di Gian Capo     Zio prete di Giovanni Tonelli Filmografia Attore     Petrolini disperato per eccesso di buonumore (1913)     Mentre il pubblico ride, regia di Mario Bonnard (1919)     Nerone, regia di Alessandro Blasetti (1930)     Cortile, regia di Carlo Campogalliani (1930)     Medico per forza, regia di Carlo Campogalliani (1931) Film di montaggio     Petrolineide (1949)     Petrolini (1952)     Carosello del varietà (1954) Soggetto     47 morto che parla, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
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