Mezzo secolo di lotta della classe operaia mondiale (1900-1950) Storia libertari

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Venditore: gigggggi ✉️ (523) 100%, Luogo in cui si trova l'oggetto: Pesaro, IT, Spedizione verso: WORLDWIDE, Numero oggetto: 225988319060 Mezzo secolo di lotta della classe operaia mondiale (1900-1950) Storia libertari. Mezzo secolo di lotta della classe operaia mondiale (1900-1950) Livorno : [S.n.], 1999 116 p. ; 29 cm Descrizione della copertina Supplemento a Comunismo libertario n. 41, giugno 1999.

Prefazione

Sono passati circa venti anni da quando pubblicammo la “Piccola Enciclopedia Anarchica”, un testo all’epoca sconosciuto ai più, anche all’interno dello stesso movimento anarchico. Se torniamo a sottoporre il medesimo testo all’attenzione delle compagne e dei compagni non è per autoreferenzialismo ma per la raggiunta consapevolezza secondo la quale nelle situazioni di crisi a venir meno è, talvolta, anche la capacità di elaborare collettivamente. L’elaborazione collettiva procede oltre l’elaborazione individuale che non sottovalutiamo, consentendo la definizione delle necessarie prospettive strategiche e delle coerenti articolazioni tattiche e organizzative, per conferire alla teoria rivoluzionaria concretezza e credibilità nella realtà che ci circonda. Questi concetti, ce ne rendiamo conto, corrono il rischio di apparire antiquati, ma se per elaborazione collettiva si intende lo sforzo di ricomporre esperienze e contributi in una spinta risultante capace di incidere efficacemente sui rapporti tra capitale e lavoro nel senso dell’emancipazione delle classi subalterne, la prospettiva non è antiquata ma, semmai, molto difficile. È, infatti, un lavoro faticoso, lento e quindi impegnativo che pone al suo centro la militanza politica e la conoscenza approfondita della realtà che si intende affrontare, conoscenza per la quale è necessario individuare i contesti storici di riferimento. Tornare quindi a parlare di storia significa ripercorrere in termini di bilancio critico e autocritico le fasi della lotta tra le classi, le vittorie e le sconfitte la cui comprensione ci può consentire oggi di avviare una ripresa dell’azione politica rivoluzionaria. La riedizione della “Piccola Enciclopedia Anarchica” trova ragione di essere anche in occasione della pubblicazione dei primi due volumi dell’opera “GRUPPI ANARCHICI D’AZIONE PROLETARIA LE IDEE, I MILITANTI, L’ORGANIZZAZIONE”, edito dalla BFS EDIZIONI e da Edizioni PANTAREI che documenta l’esperienza dei Gruppi Anarchici d’Azione Proletaria (GAAP) tramite le disponibilità delle fonti di archivio, dato che il materiale fino ad oggi a disposizione era costituito da riferimenti alquanto dispersi. Un plauso quindi ai curatori e agli editori che, con la loro fatica, hanno apportato un fondamentale contributo non solo alla ricostruzione della storia del movimento anarchico, ma alla conoscenza di una delle esperienze politicamente più stimolanti dal secondo dopoguerra ad oggi, qual è stata quella dei GAAP. Ma, a ben guardare, anche prima di questa fondamentale acquisizione resa possibile dall’apertura dell’archivio Masini, l’elaborazione dei GAAP aveva già assunto un preciso punto di riferimento per alcune minoranze militanti volte a individuare, restaurare e riproporre i punti fondanti dell’intera esperienza, nella più generale condizione di crisi dell’intera identità rivoluzionaria e, in particolare, dell’anarchismo italiano e internazionale, per come andò configurandosi nel secondo dopoguerra, in un quadro imperialistico inedito. Questa crisi è colta con precisione dalle elaborazioni dei GAAP, che individuano nelle discontinuità organizzative dell’anarchismo le premesse del suo mancato rinnovamento e il suo non risolversi, per oltre mezzo secolo, in una teoria e in una prassi organica della rivoluzione. E’ una tesi questa che genera obiezioni innumerevoli all’interno del movimento anarchico che, in generale, ha esorcizzato e rimosso le ragioni profonde della sua medesima crisi, ostacolando l’affermarsi di un’impostazione critica nella ricostruzione della sua medesima storia. Non è quindi, quello dei GAAP, un semplice “ritorno ai dettami della Prima Internazionale”, ma un tentativo teso alla revisione dell’anarchismo nella piena considerazione della sua crisi, con profonde implicazioni in teoria, strategia, tattica e organizzazione. In questo senso i GAAP hanno ben presente, e fin dall’inizio del loro percorso, la concreta realtà dei rapporti di forza tra capitale e lavoro all’epoca esistenti e non si rivolgono mai a un "grande pubblico", ma a componenti militanti limitate e ben individuate, con cui impostare un’interlocuzione per la costruzione dell’organizzazione politica degli anarchici, secondo la metodologia bakuninista, che si concreta nel concetto di “minoranza agente” e di “dualismo organizzativo”. Un percorso questo che, per i suoi contenuti qualitativi, si differenzia da quello testimoniale posto in essere dal movimento anarchico storico e, per altre vie, da numerose minoranze rivoluzionarie anche attuali. Un percorso quello dei GAAP inevitabilmente politico, orientato a rivolgersi alla classe rivoluzionaria nella sua dimensione concreta e non per come “si ritiene che sia o come avrebbe dovuto o potuto essere”, secondo le aspirazioni e le prefigurazioni dei rivoluzionari. Quindi i GAAP si presentano alla classe materialisticamente: si presentano alla classe com’è, nel preciso contesto storico della fase capitalistica in atto; si presentano per quello che realmente sono e, soprattutto, non sentono assolutamente l’esigenza di tentare di essere in ogni loro pronunciamento “complessivi” e, quindi, “più rivoluzionari degli altri”. La pubblicazione della “Piccola Enciclopedia Anarchica” non è quindi semplicemente uno sfoggio di conoscenza ma sorge dall’esigenza di formare politicamente la “minoranza agente”, quel tessuto militante inevitabilmente minoritario ma con il compito ineliminabile di articolare la strategia rivoluzionaria per il superamento del capitalismo. In questo senso la “Piccola Enciclopedia Anarchica” costituisce una ricostruzione essenziale e chiarissima dei 50 anni cruciali che dall’affermarsi delle tendenze imperialistiche giungono fino al secondo dopo guerra, e costituisce anche un contributo unico nel suo genere, ineguagliato e, soprattutto, di grande attualità formativa, un contributo attualissimo che rivolgiamo alle compagne e ai compagni che non si accontentano delle ricognizioni sui social che, coltivate talvolta con superficialità, non realizzano ma dissolvono ogni consapevolezza di classe impedendo l’elaborazione collettiva e replicando il primato dell’azione individuale e disorganizzata

  • Condition: Ottime condizioni
  • Anno di pubblicazione: 1950

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