In asta un rarissimo calendario militare del 3° Reggimento SAVOIA Cavalleria nel 1988 e dedicato ai cavalli in servizio nel Reggimento!
http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/Comando-Forze-Operative-Nord/Divisione-Vittorio-Veneto/Brigata-Paracadutisti-Folgore/Reggimento-Savoia-Cavalleria-3 All'interno del calendario, come si evince dalle foto, sono presenti numerose illustrazioni e, in particolare, menzioni ai reggimenti di cavalleria delle cui tradizioni cui il 3° è depositario: - 11° Reggimento Cavalleggeri di Foggia - 29° Reggimento Cavalleggeri di Udine - 30° Reggimento Cavalleggeri di Palermo - 12° Reggimento Cavalleggeri di Saluzzo - 9° Reggimento Lancieri di Firenze - 26° Reggimento Lancieri di VercelliMisura complessivamente 24 x 17 centimetri circa, è ovviamente completissimo e, anche in considerazione dell'età, assolutamente perfetto e come nuovo , con solo qualche perdita di fili dal fiocchetto, fisiologica a causa dell'età!
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Chiedete per i metodi di pagamento consentiti.Il Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) è uno dei più antichi e gloriosi della cavalleria dell'Esercito Italiano . Attualmente è un reggimento di cavalleria a vocazione esplorante, inquadrato nella Brigata Paracadutisti "Folgore" .
Le sue origini risalgono alla fine del Seicento , quando avviene la trasformazione delle Gens d'Armes , formazioni di cavalleria pesante ancora dalle caratteristiche privatistiche e legate da rapporti feudali al sovrano, in reparti permanenti direttamente dipendenti dallo Stato.
Con decreto 23 luglio 1692 , nel ducato di Savoia , dall'organico della disciolta Brigata di Gens d'Armes del Piemonte vennero costituiti due diversi Reggimenti, uno dei quali venne in un primo momento denominato Mombrison e poi None , dal nome dei comandanti. Nel medesimo anno assunse la denominazione di "Savoia Cavalleria", dalla regione dove venivano reclutati i cavalieri, su 9 compagnie. Nel biennio 1692 – 1693 combatté contro i francesi in Piemonte e nel Delfinato . Venne sciolto nel 1699 , ma rapidamente ricostituito nel 1701 .
Il reggimento venne impegnato duramente in varie campagne militari durante la guerra di successione spagnola (1701 –1713 ): inizialmente il casato sabaudo si schierò al fianco delle forze franco-spagnole, ma emersero subito forti dissapori sulla condotta delle operazioni e sugli obiettivi da conseguire. A tale periodo, più precisamente alla fine del 1701, risale un episodio che si è poi tradotto nell'elemento araldico dell'albero dai rami recisi presente nello stemma reggimentale. Infatti, i francesi, infastiditi dalle posizioni di contrasto assunte dal "piccolo" alleato sabaudo, circondarono il reggimento Savoia, schierato presso San Benedetto Po (Mantova), costringendolo alla resa delle armi: la truppa venne dispersa, mentre gli Ufficiali - coloro i quali non accettarono di passare sotto la bandiera francese - vennero incarcerati.
Nonostante ciò, furono molti quelli che riuscirono a fuggire dalla prigionia e, rientrati nel torinese, permisero di ricostituire il reggimento, mentre il casato sabaudo si apprestava a cambiare schieramento alleandosi con l'esercito imperiale. Da quest'episodio, Savoia ereditò - come ricordato - il simbolo dell'albero dai rami recisi e rinnestati nonché il primo motto reggimentale "secta et ligata refloret ".[2] In questo periodo sorgono anche alcune tradizioni militari che permangono ancora ai nostri giorni.
Durante l'assedio di Torino da parte degli ispano-francesi, durato ben cinque mesi (maggio - settembre 1706) la cavalleria, guidata personalmente dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II , condusse un'abile azione diversiva per distogliere le truppe assedianti dalla capitale, favorendo l'ingresso dei rifornimenti, galvanizzando le popolazioni piemontesi che, nel passaggio delle proprie truppe, ritrovavano motivo di risollevazione morale e materiale. Era una tattica temporeggiatrice, in attesa dei rinforzi alleati condotti dal cugino del duca, Eugenio di Savoia , comandante del corpo di spedizione asburgico. Al suo arrivo iniziava l'attacco alle posizioni di assedio franco-spagnole. La mattina del 7 settembre 1706 , dopo che il tiro delle artiglierie e lo scontro delle fanterie avevano fiaccato la resistenza nei trinceramenti avversari, l'azione decisiva avveniva con lo sfondamento frontale e l'aggiramento parziale delle forze nemiche da parte della cavalleria sabauda. Durante questa azione vittoriosa i dragoni di sua altezza reale caricavano al richiamo del duca "a moi mes dragons!" sul più minaccioso reggimento di cavalleria francese presso Madonna di Campagna e lo costringevano ad una fuga precipitosa, catturando anche i timpani (tamburi da sella) del reggimento avversario, che costituirono simboli di altissimo valore per oltre un secolo.
Grazie a questo successo, Vittorio Amedeo II poteva piombare direttamente alle spalle dei francesi che ancora resistevano validamente nei pressi di Lucento , determinandone la fuga precipitosa verso il fiume Dora. Sempre nella stessa battaglia avvenne un altro fatto singolare. Secondo la tradizione, un portaordini di Savoia Cavalleria, incaricato di recare informazioni sull'esito vittorioso dello scontro, pur gravemente ferito alla gola da un drappello avversario, riuscì a raggiungere Vittorio Amedeo dandogli la notizia prima di spirare. L'esclamazione del duca "Savoye, bonnes nouvelles " divenne da allora il nuovo motto del reggimento, così come si vuole che il filetto rosso che borda il bavero nero dello stesso reggimento, o per talune epoche, come l'attuale, la cravatta rossa, non sia altro che il simbolo del sangue che ha arrossato il colletto dell'ignoto portaordini.
Nel corso del Settecento, "Savoia Cavalleria" partecipò con l'Armata Sarda , pressoché a tutte le operazioni di guerra nel quale si trovò lo Stato sabaudo, nell'ambito della sua politica di difesa nei confronti delle grandi potenze europee dell'epoca (in primo luogo la Francia) e della sua politica espansionistica nella penisola italiana (1733 -1735 e 1742 -1748 ). In particolare, si ricorda un episodio della battaglia di Guastalla del 1733, a cui la tradizione storico-militare fa risalire la nascita del grido di guerra "Savoia!", utilizzato da tutti i reparti del Regio Esercito Italiano fino all'8 settembre 1943: sembra, infatti, che il Comandante del reggimento Savoia Cavalleria, nell'atto di ordinare la carica contro un'unità spagnola, gridò "Savoia" con l'intento di infondere ulteriore coraggio ai propri cavalieri e ne ricevette, in risposta, analogo grido corale da parte di tutti i soldati del reggimento.
Durante la guerra di successione austriaca (1742-1748), un contingente di Savoia Cavalleria si distingue durante la battaglia del Tidone , affluente del Po, presso Rottofreno Piacenza , dove il 10 agosto 1746 un distaccamento di cavalleria, composta da cento uomini di ciascuno dei reggimenti dragoni di sua maestà, dragoni di Piemonte e Savoia Cavalleria , in sette cariche successive, sbaragliava l'avversario franco-spagnolo, catturandone armi e bandiere e meritando l'apprezzamento di alleati e nemici, ma, soprattutto, impedendo agli avversari di interrompere la via dei rifornimenti dal torinese e di accerchiare il grosso del corpo di spedizione austriaco acquartierato a Piacenza.
Dopo la vittoriosa campagna napoleonica del 1796 , il reggimento veniva sciolto dal giuramento (1798) e passava al servizio della Francia, quale sesto reggimento di cavalleria. Intanto, soppressa la suddivisione in compagnie, il 26 ottobre 1796 il reggimento viene articolato su quattro squadroni. Il 9 dicembre 1798 assume la denominazione di 6º Reggimento di Cavalleria e nel gennaio 1799 venne sciolto.
Con decreto del 1º dicembre 1814 si ricostituisce il 1º gennaio successivo, nell'ambito delle rinnovate forze armate del Regno di Sardegna , con la denominazione di Reggimento Savoia Cavalleria. Nel 1819 lasciò la specialità della cavalleria pesante per passare alla leggera, con il nome di Cavalleggeri di Savoia. Il 3 gennaio 1832, cessa di appartenere alla specialità cavalleggeri ed assume il nome di "Savoia Cavalleria" .
Il Reggimento prese parte a tutte le guerre d'indipendenza del Risorgimento . Durante la prima guerra di indipendenza (1848 -1849 ) prese parte alla battaglia di Pastrengo (30 aprile 1848 ), proteggendo il fianco destro dello schieramento sardo, ed alla successiva battaglia di Goito (30 maggio 1848 ), dove contribuì, in particolare con Aosta Cavalleria , a respingere il tentativo austriaco di aggiramento delle forze sarde. Partecipò, dopo la ripresa delle ostilità, alla sfortunata battaglia di Novara (23 marzo 1849 ) che, di fatto, chiuse la guerra.
Nel 1859 partecipò alla seconda guerra di indipendenza soprattutto con compiti di riserva e di protezione dei fianchi dell'armata. Il 19 ottobre 1859 riceve la denominazione di "Corazzieri di Savoia" . Cambia ancora denominazione in: Reggimento "Savoia Cavalleria" il 6 giugno 1860.
Inquadrato nel Regio esercito italiano, nel 1866 prese parte alla terza guerra di indipendenza ed i suoi squadroni caricarono a più riprese durante la sfortunata battaglia di Custoza (24 giugno 1866 ) per consentire un ordinato ripiegamento delle truppe italiane sconfitte dagli austro-ungarici. Nel 1870 fece parte del corpo di spedizione che portò all'annessione del Lazio e di Roma .
Diviene 3º Reggimento di Cavalleria (Savoia) il 10 settembre 1871; Reggimento di Cavalleria "Savoia" (3º) il 5 novembre 1876;
In quel periodo forniva contingenti di personale per gli squadroni di formazione impegnati nella campagna di occupazione dell'Eritrea (1895 -1896 ).
Durante la prima guerra mondiale (1915 -1918 ), il reggimento inizialmente impiegò soltanto le proprie sezioni mitragliatrici (la 1497ª compagnia mitraglieri) appiedata sul fronte dell'Isonzo . Nell'agosto del 1916 riceveva l'ordine, insieme a tutta la III divisione di cavalleria, di puntare sulla conca di Aidussina nell'ambito delle operazioni della conquista di Gorizia . Nel periodo ottobre - novembre 1917, dopo le tragiche giornate di Caporetto , protesse il ripiegamento di reparti di fanteria e contribuì notevolmente e ritardare l'avanzata delle truppe tedesche ed austro-ungariche.
Un anno dopo, il 30 ottobre 1918 , il reggimento, alle fasi finali della battaglia di Vittorio Veneto , si lanciava all'inseguimento delle truppe nemiche in rotta: passava i fiumi Piave , Livenza e Tagliamento , spingendosi verso San Martino di Campagna e Sedrano e catturando interi reparti austro-ungarici impegnati in duri combattimenti di retroguardia.
Il 3 novembre 1918 una pattuglia di Savoia Cavalleria entrava in Udine , mentre il giorno successivo, il giorno dell'armistizio che chiudeva la grande guerra per l'Italia, un reparto del reggimento giungeva fino a Caporetto. Il Reggimento ebbe due citazioni nel bollettino del comando supremo (i numeri 1264 e 1268) ed una medaglia di bronzo al valor militare.
Diviene Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) il 20 aprile 1920. Dal 1920 "Savoia Cavalleria" è stato depositario delle tradizioni del disciolto Reggimento "Lancieri di Vercelli". Nel 1933 adottò la caratteristica cravatta rossa in luogo della bordatura rossa del bavero nero della giubba.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale vedeva in linea generale le forze armate italiane notevolmente distanziate sul piano tecnologico rispetto agli eserciti alleati .
In particolare l'arma di cavalleria entrava in guerra con armamento e mezzi molto inferiori alle crescenti necessità belliche. Con l'esclusione di alcuni reparti che via via vennero costituiti quali gruppi corazzati (es. cavalleggeri di Lodi, lancieri di Vittorio Emanuele II), strumento bellico per eccellenza di quei reparti era ancora il cavallo. Il 10 giugno 1940 il Reggimento, inquadrato nella 3ª Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta", ha il seguente organico: comando, squadrone comando, I e II gruppo squadroni, 5º squadrone mitraglieri. Durante la guerra il deposito costituisce il I, II, XX, XXIV Gruppo Appiedato "Savoia" ed il VI Battaglione Movimento Stradale.
Savoia Cavalleria, a partire dalla primavera del 1941 , veniva impiegato per l'occupazione della Croazia e, nell'estate del medesimo anno,quasi tutto il Reggimento veniva destinato alla guerra sul fronte russo, nell'ambito della 3ª Divisione celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta" e del Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR) del generale Giovanni Messe , poi elevato ad Armata (ARMIR ) comandata dal generale Italo Gariboldi . Il restante del Reggimento venne destinato a Guardia Civile della Città di Milano. Nel settembre 1943, dopo la discesa tedesca in Italia un gruppo, comandato dal colonnello Mazzini e dal tenente Musolesi, riparò in Svizzera, dove rimase sino alla fine della guerra. Vi giungeva dopo un tratto di ferrovia ed autocarrato fino a Botoșani , in Romania , ed un'epica marcia di centinaia di chilometri attraverso la Moldavia e l'Ucraina . Dopo un inverno di continue operazioni, nella primavera del 1942 veniva costituito il raggruppamento truppe a cavallo, comandato dal generale di brigata Guglielmo Barbò Conte di Casalmorano , comprendente Savoia, Lancieri di Novara e le Voloire . Quasi all'alba dell'era nucleare gli italiani costituivano una grande unità militare a cavallo, spesso impiegata per ripulire il fronte, con compiti di esplorazione e, soprattutto, per tamponare le falle che si aprivano continuamente in uno spiegamento italo-tedesco troppo ampio. Paradossalmente, però, le ampie distese di terreno fangoso createsi con il disgelo primaverile rendevano più agevole l'impiego di reparti a cavallo rispetto a quelli motorizzati e corazzati. Sul fronte russo il Savoia Cavalleria si distinse nella famosa carica di Izbušenskij , il 24 agosto 1942. Il reggimento fu pesantemente decimato nel corso della ritirata dei reparti italiani dalla Russia, con solo un piccolo nucleo che riuscì a rientrare in Italia. Alla campagna di Russia partecipò il cavallo Albino divenuto poi famoso. Ancora in via di ricostruzione, nel settembre 1943 un gruppo squadroni appiedato del reggimento partecipò alla difesa di Civitavecchia contro i tedeschi nel corso dell' operazione Achse .
L'8 settembre 1943, in seguito agli avvenimenti determinati dall'armistizio, il reggimento rimase senza ordini superiori per la fuga a Brindisi del Re e degli alti Comandi militari. La sera del 12 settembre 1943, al confine elvetico, si verificò un ingresso spettacolare; alle 19:30, dal valico della Cantinetta sopra Ligornetto (Canton Ticino), sconfinò in Svizzera un Gruppo squadroni del Savoia Cavalleria, di stanza a Somma Lombardo , al comando del colonnello Pietro de Vito Piscicelli di Collesano, comprendente 15 ufficiali, 642 sottufficiali e soldati, 316 cavalli e 9 muli, perfettamente inquadrato con armi, munizioni e viveri. I militari consegnarono alle Autorità svizzere le armi, e a tutti fu concesso asilo e furono inviati nel Canton Berna, in appositi alloggiamenti. Agli Ufficiali fu consentito di mantenere il proprio cavallo. Ufficiali e truppa furono alloggiati nella Svizzera interna sino alla fine della guerra. Difesi dall'Esercito svizzero ebbero così salva la vita.
Il "Savoia Cavalleria" fu quindi sciolto al termine della seconda guerra mondiale. Il 10 settembre 1946 si ricostituisce nell'Esercito italiano quale Gruppo Esplorante 3º Cavalieri , che nel 1948 assume la denominazione di 3º Gruppo Cavalleria Blindata "Gorizia Cavalleria" e dal 15 aprile 1950 3º Reggimento Cavalleria Blindata "Gorizia Cavalleria" . Il 4 novembre 1958, parimenti alle altre unità dell'Arma, riprende la denominazione tradizionale di Reggimento "Savoia Cavalleria (3º), e il 4 novembre 1961 viene ripristinato l'uso della cravatta rossa, abolendo il bordo rosso alle fiamme. A seguito della ristrutturazione dell'Esercito, l'11 ottobre 1975, che vede la soppressione del livello reggimentale, l'unità si riordina in 3º Gruppo Squadroni Corazzato "Savoia Cavalleria" formato in Merano con personale del disciolto reggimento ed a supporto del 4º Corpo d'Armata Alpino di Bolzano.
Nel quadro del riordinamento della Forza Armata, il gruppo squadroni il 23 maggio 1992 viene ricostituito in Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) e dal 1995 si trasferisce in Grosseto dove sostituisce il preesistente Reggimento "Lancieri di Firenze"(9º), e inquadrato nella Brigata aeromobile "Friuli" all'interno del 1º Comando delle Forze di Difesa. Nel febbraio 2012 aliquote di personale e mezzi del 3º Rgt. "Savoia" sono mobilitate per l'emergenza maltempo nelle province di Grosseto in particolare nella località di Pitigliano, Sorano e Castell'Azzara.
Con la riorganizzazione delle "forze di proiezione", nel 2013 viene inquadrato nella Brigata paracadutisti "Folgore " , come reggimento di cavalleria a vocazione esplorante.
Queste le sedi del Reggimento dal 1692:
Scudo: Partito. Nel 1º di porpora al puledro allegro d'argento, inalberato e rivoltato; nel 2º d'azzurro all'albero troncato, legato e rifiorente, terrazzato di verde. Sulla partizione uno scudetto d'oro all'aquila di nero dal volo abbassato, rostrata di rosso. Il tutto abbassato da un capo d'oro al quartier franco d'azzurro caricato dall'arma di Ucraina d'oro.[7]
Nel corso della sua storia al reggimento vennero concesse, oltre alla medaglia d'oro per la carica di Isbuscenskij, altre due ricompense al valor militare, una medaglia di bronzo per la liberazione di Udine al termine della prima guerra mondiale nel novembre 1918 ed un'altra medaglia di bronzo per le operazioni svolte durante la campagna di Russia nel periodo agosto 1941-maggio 1942.
"Temprato ad ogni arditezza e sacrificio, nel corso di operazioni offensive per la conquista di importante regione industriale e mineraria assolveva con immutata dedizione ed inalterato coraggio le missioni gravose, complesse e delicate fiancheggiando grandi unità impegnate nell'inseguimento di rilevanti ed agguerrite retroguardie avversarie. Divampata repentinamente la battaglia contro il nemico che, con la potenza del numero dei mezzi, irrompeva bramoso sulla riva meridionale del Don, piombava con fulminea destrezza sulle colonne avversarie delle quali domava più volte la pervicacia, sventandone le insidie e contribuendo, con rara perizia e maschia temerarietà allo sviluppo efficace della manovra di arresto. Affrontato all'improvviso da due battaglioni avversari durante la rischiosa e profonda esplorazione, ne conteneva l'urto con la valentia dei reparti appiedati ed avventurandosi in arcioni sul fianco degli aggressori, ne annientava la belluina resistenza, restituendo alla lotta, con l'impeto corrusco delle cariche vittoriose, il fascino dell'epoca cavalleresca ed illustrando il suo nome alla pari dei fasti del Risorgimento e delle sue secolari tradizioni". (Fronte russo: bacino minerario di Krasnj-Lutsch, luglio 1942; Simowskij, quota 200,1, quota 236,7, quota 209,9 di Val Krisaja, Ciglione di Jbuschensij, Bachmutin, quota 226,7 di Jagodnij, 21-30 agosto 1942).
Medaglia di bronzo al valor militare"Nella battaglia della riscossa (ottobre-novembre 1918), mentre il grosso dell'esercito combatteva sul Tagliamento, reparti del reggimento arditamente entravano in Udine, ancora occupata da forze avversarie, portandole il primo annunzio della liberazione." Udine - Val Natisone, 1-4 novembre 1918.
Medaglia di bronzo al valor militare"Durante un lungo ciclo di operazioni di guerra, anche nelle situazioni più aspre ed incerte per insidiosità di ambiente ed avversità logistiche e di clima, con la fierezza del suo antico nome ha fatto sventolare vittorioso il suo vecchio stendardo, imponendo ovunque al nemico la sua aggressività ed il suo coraggio. Dopo aver inseguito alle reni per duecentocinquanta chilometri forti retroguardie avversarie, dava nuova prova della sua abilità e irruenza nella occupazione di importante capoluogo minerario fortemente difeso dagli avversari". (Fronte russo: Nipro, Stalino, Kriwojtorez, Pantelejmonowka, Orlowka - agosto 1941 - maggio 1942).
Croce di bronzo al merito dell'esercito"Reggimento di cavalleria impiegato in Libano quale gruppo tattico di manovra denominato "ITALBATT 2", si distingueva durante quasi otto mesi di permanenza in teatro per encomiabile abnegazione, straordinario spirito di sacrificio, sovrumano impegno e coraggio. Responsabile del controllo e della sicurezza di uno dei tratti più sensibili della linea di demarcazione tra il Libano ed Israele, operava con mirabile tenacia ed indiscutibile professionalità, assicurando sempre una presenza capillare ed efficace, pur in un contesto dai profili politici e istituzionali in rapido e progressivo deterioramento. Uomini e donne del "Savoia", coscienti dell'importante compito da assolvere, dei pericoli e delle difficoltà della missione, conducevano con altissima determinazione ogni attività a loro assegnata. Impazienti di emergere alla pari della propria reputazione, evidenziavano consapevole coraggio, elevate virtù militari e contribuivano in maniera determinante al successo delle operazioni, esaltando il presidio dell'Italia nel contesto internazionale". (Al Mansouri/Zibquin - Libano, 2 ottobre 2007 - 24 maggio 2008).
Ten. Fulgeri Paulucci de Calboli, da Forlì. Ferito già due volte e inabile alle fatiche di guerra, volle tuttavia essere sempre comandato ai più avanzati osservatori, ove compié opera utile, non solo come artigliere, ma anche come soldato, tutti incoraggiando e in tutto portando il suo valido aiuto. Durante un turno di riposo, recatosi volontariamente ad un osservatorio di prima linea mentre si svolgeva un attacco nemico, dopo che l'osservatorio fu colpito in pieno, raggiunse la trincea per aiutare a mantenere la linea. Ferito gravemente mentre andava per guidare i rincalzi, ebbe ancora ad esprimere parole di incitamento alla lotta chiamandosi felice di cadere per il proprio paese. - Dosso Fajti, 18 gennaio 1917.
Medaglia d'oro al valor militareMagg. Alberto Litta Modignani Cavaliere che aveva elevato a norma di vita ogni più puro ideale, esaudito nel suo ardente desiderio di ottenere un comando di truppa, trasfondeva nel gruppo squadroni ai suoi ordini la incrollabile fede che lo animava. In giornata di cruenta, violentissima battaglia, nella quale l'intero reggimento era duramente impegnato, alla testa dei suoi cavalieri, attaccava con indomito slancio il nemico in forze soverchianti. Caduti tutti i componenti il suo seguito, avuto ucciso il proprio cavallo e gravemente ferito egli stesso, con singolare valore si faceva rimettere in sella ad altro cavallo e proseguiva nell'epica carica. Stremato di forze, si abbatteva poi al suolo, ma trovava ancora l'energia per dare ai propri cavalieri, sciabola alla mano, l'ultimo obiettivo d'attacco e dirigeva il fuoco di un gruppo di appiedati. Una raffica nemica lo colpiva al cuore nel momento in cui le ultime resistenze avversarie cadevano sotto l'impeto degli squadroni da lui superbamente preparati e guidati. Pura ed espressiva figura di soldato italiano che indissolubilmente lega all'antico Stendardo del reggimento il proprio nobilissimo nome. - Q. 213,5 di Isbuschenski (Fronte russo), 24 agosto 1942.
Medaglia d'oro al valor militareCap. Silvano Abba Comandante di squadrone, di eccezionale valore, in giornate di cruenta battaglia, mentre altri reparti agivano a cavallo, sui fianchi del poderoso schieramento nemico, col proprio squadrone appiedato si impegnava frontalmente, attaccando munite posizioni avversarie. Conquistata d'un balzo, in un furioso corpo a corpo una prima linea, difesa da numerose mitragliatrici, si lanciava nuovamente alla testa dei suoi cavalieri, contro lo schieramento successivo. Ferito una prima volta e stramazzato al suolo, si rialzava con indomita energia, decidendo così dell'esito vittorioso in una epica giornata. Nell'ultimo superbo scatto, colpito per la seconda volta, a morte, cadeva da prode sul campo. Fulgido esempio di eroismo e di ogni virtù militare. - Q. 213 di Isbuschenski (Fronte russo), 24 agosto 1942
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