Lettera Autografo Ministro del Tesoro Francesco Saverio Nitti - 1918 - Ferrovie

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Venditore: book1959 ✉️ (47.460) 99.5%, Luogo in cui si trova l'oggetto: Assago, IT, Spedizione verso: WORLDWIDE, Numero oggetto: 155097296168 Lettera Autografo Ministro del Tesoro Francesco Saverio Nitti - 1918 - Ferrovie.

*** Lettera manoscritta autografa con firma del Ministro del Tesoro Francesco Saverio Nitti - datata 1918

La lettera è scritta su tre facciate di quattro.

 

 

Per appassionati, studiosi e collezionisti.

Condizioni molto buone come da foto !!!

Francesco Saverio Vincenzo de Paola Nitti: (Melfi, 19 luglio 1868 – Roma, 20 febbraio 1953) è stato un economista, politico, giornalista e antifascista italiano. Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia, più volte ministro. Fu il primo Presidente del Consiglio proveniente dal Partito Radicale Storico. La sua attività di economista fu apprezzata a livello internazionale e diverse sue opere furono distribuite anche all'estero. Tra i massimi esponenti del Meridionalismo, analizzò, attraverso i suoi studi statistici, le cause dell'arretratezza del sud a seguito dell'unità d'Italia ed elaborò diverse proposte per risolvere la questione meridionale. Con l'ascesa del fascismo, fu un risoluto oppositore del regime ma, a causa di violente rappresaglie da parte degli squadristi, fu costretto all'esilio, ove sostenne un'energica attività antifascista. Nitti esordì in politica nel 1904, con l'elezione a deputato nel Collegio di Muro Lucano. Il suo inizio si rivelò tutt'altro che facile a causa degli strascichi polemici della sua attività meridionalista, i quali resero complesso il suo rapporto con gli altri deputati della Camera e dove il suo primo intervento fu denigrato dal ministro Francesco Tedesco. In questo periodo, Giovanni Giolitti si avvale della sua consulenza tecnica per elaborare la legge sullo sviluppo di Napoli. Nel 1911 fu nominato da Giolitti ministro dell'agricoltura, industria e commercio, divenendo così il primo meridionalista a ricoprire incarichi ministeriali.[13] Nell'aprile dello stesso anno, Nitti presentò alla Camera il progetto di legge sulla monopolizzazione delle assicurazioni sulla vita, che produsse forti dissensi da parte delle grandi compagnie private e di economisti di pensiero liberista come Luigi Einaudi.[14] La proposta divenne comunque legge nel 1912 e portò alla nascita dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA), conosciuto oggi come INA Assitalia. Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, fu ministro del Tesoro del governo Orlando, dedicandosi ai problemi della guerra e della ripresa economica. Con il termine del conflitto, seguì le vicende del trattato di pace intravedendo le conseguenze drammatiche per il futuro dell'Europa provocate dall'eccessiva chiusura dei paesi vincitori (compresa l'Italia) in difesa degli interessi nazionali. Sotto il governo Orlando, Nitti istituì nel 1917 l'"Istituto Nazionale per i Cambi con l'estero", al fine di arginare la speculazione dei cambi e quindi l'aggravamento della situazione finanziaria del Paese. Nello stesso anno, con la collaborazione di Alberto Beneduce, fondò l'"Opera Nazionale Combattenti", con il compito di elargire assistenza economica e morale ai combattenti ed attuare programmi di bonifica delle terre incolte. In veste di Presidente del Consiglio, fra il 1919-1920, si oppose in particolare ad atteggiamenti punitivi nei confronti della Germania e alla politica delle riparazioni imposte a quel paese dal Trattato di Versailles. Durante la sua presidenza si tennero i negoziati più importanti che avrebbero portato al Trattato di Rapallo e alla risoluzione della cosiddetta questione adriatica. Il governo Nitti si trovò davanti a questioni molto delicate come la crisi economica postbellica e l'occupazione di Fiume da parte di Gabriele D'Annunzio. Per risollevare l'economia, il primo ministro attuò una politica che prevedeva processi di riconversione, favorimento dell'esportazione e misure fiscali rigide per i ceti più alti. Tuttavia le scelte adottate dal suo governo non sortirono grandi effetti e il problema ancora persistente sfociò in violenti scontri politici e sindacali (il cosiddetto Biennio Rosso). La presidenza di Nitti si trovò sempre più in bilico quando D'Annunzio, con circa 2500 uomini, conquistò Fiume, il che costrinse il governo a porre la città sotto assedio. D'Annunzio detestava Nitti e lo accusava di non tutelare gli interessi dello Stato, tanto che il poeta lo soprannominò con l'epiteto di "Cagoja" (chiocciola in dialetto friulano), nomignolo in origine affibbiato ad un rivoltoso triestino che, una volta arrestato, divenne noto al tempo per essere una persona sottomessa.[15] Le tensioni con il poeta e le aspre rivolte sociali indebolirono sempre più la sua legislatura. Nell'aprile 1920 partecipò alla Conferenza di Sanremo, in cui figurarono i rappresentanti delle quattro nazioni vincitrici della prima guerra mondiale. Il 21 maggio 1920, Nitti forma un nuovo governo ma, a causa dell'ascesa del fascismo, il suo mandato fu breve e divenne subito bersaglio degli squadristi. Il suo posto verrà ripreso da Giolitti. Per via delle intimidazioni fasciste, Nitti si ritirò nella sua villa ad Acquafredda di Maratea, sul litorale tirrenico, continuando a svolgere l'attività pubblicistica relativa alle problematiche internazionali e collaborando con i più prestigiosi quotidiani europei. In questo periodo iniziò comporre una trilogia sull'andamento politico in Europa composto da L'Europa senza pace, La decadenza dell'Europa e La tragedia dell'Europa, il quale verrà ultimato nel 1923. Durante il suo soggiorno ad Acquafredda, scampò ad un'aggressione di un gruppo fascista giunto davanti alla sua villa, il quale decise di andarsene a seguito della difesa dell'abitazione da parte di alcuni civili radunati da Giuseppe Crivella, amico di Nitti, che era venuto a conoscenza del loro arrivo. Gli squadristi rivolsero, tuttavia, minacce di un imminente ritorno. Nell'estate del 1922, Nitti tentò di istituire un governo di coalizione nazionale e di trovare una risoluzione pacifica con i fascisti. Si rivolse anche a D'Annunzio, nonostante i pessimi rapporti, esortandolo alla collaborazione per fermare le violenze fasciste.[16] Le sue speranze si vanificarono dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922), che decretò l'ascesa al potere di Benito Mussolini. Il 16 novembre 1922, Mussolini, neopresidente del consiglio, pronunciò alla camera dei deputati il suo primo discorso, il cosiddetto discorso del bivacco. Mentre esponenti politici come Giolitti, Orlando, De Gasperi, Facta e Salandra diedero la fiducia a Mussolini, Nitti si rifiutò di riconoscere la legittimità del governo fascista ed abbandonò l'aula per protesta.[17] Nel 1923, dopo la devastazione della sua casa nel quartiere Prati e a seguito delle minacce rivolte a lui e la sua famiglia ad opera degli squadristi, Nitti fu indotto a prendere la via dell'esilio. Si recò con la famiglia prima a Zurigo e poi a Parigi dove, per 20 anni, si dedicò all'attività antifascista e la sua casa fu punto di riferimento per diversi oppositori del regime, come Carlo Roselli e Gaetano Salvemini. Nonostante non aderisse organicamente ai movimenti antifascisti in Francia, Nitti li sostenne finanziariamente e fu sua figlia Luigia a partecipare attivamente nel coordinare associazioni come la "Lega Italiana per i Diritti dell'Uomo" (LIDU), fondata da Luigi Campolonghi e Alceste De Ambris. Nitti viaggiò anche in altre città europee come Bruxelles, Londra, Berlino e Monaco di Baviera, dove tenne discorsi sulla libertà e sulla democrazia. Il 5 maggio del 1925, Nitti scrisse una lettera al re Vittorio Emanuele III che fu, sostanzialmente, un'accusa di connivenza con Mussolini (che intanto aveva assunto poteri dittatoriali) e incitò il monarca a prendere provvedimenti contro il suo governo.[18] Durante il suo esilio, elaborò il saggio La Democrazia, una delle sue opere più importanti, che costituisce, ancora oggi, una rilevante testimonianza della cultura politica liberal-democratica d'Italia. Nell'agosto 1943, fu arrestato dalla Gestapo a Tolosa e fu deportato in Austria: a Itter ed in seguito a Hirschegg. Durante la prigionia nazista, Nitti scrisse Meditazioni dell'esilio, pubblicate successivamente nel 1947. Tornò libero nel maggio 1945 grazie all'arrivo delle truppe francesi. Da sinistra: Vittorio Emanuele Orlando, Ivanoe Bonomi e Francesco Saverio Nitti (1945). Dopo la fine della seconda guerra mondiale e il ritorno alle istituzioni democratiche, rientrò in Italia, tenendo un discorso al teatro San Carlo di Napoli, e si riaffacciò sulla scena politica. Lucido ma affetto da problemi di deambulazione, non ricoprì incarichi ministeriali, sebbene nel 1945 fu sul punto di essere incaricato di formare un governo di unità nazionale. Divenne membro della Consulta Nazionale dal 1945 al 1946, deputato all'Assemblea costituente dal 1946 al 1948 e senatore di diritto dal 1948 al 1953. Nitti non partecipò alle elezioni del 1948, a causa della morte della moglie avvenuta due mesi prima. Nella primavera del 1952 fu a capo di un cartello elettorale formato dai partiti laici e di sinistra, che si presentò alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Roma contro la Democrazia Cristiana. Fu anche tra gli ispiratori del movimento politico Alleanza Democratica Nazionale, che alle elezioni politiche del 1953 contribuì in modo decisivo a impedire l'attribuzione alla Democrazia cristiana e ai suoi alleati del premio di maggioranza previsto dalla cosiddetta "legge truffa". Nitti morì a Roma, nella sua casa nel centro storico, il 20 febbraio 1953.

 

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