Galleria Uffizi Allegoria 1745: Principi con Dominio

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Venditore: inchiostroevinile ✉️ (13.340) 100%, Luogo in cui si trova l'oggetto: Carrara, IT, Spedizione verso: WORLDWIDE, Numero oggetto: 196010839797 Galleria Uffizi Allegoria 1745: Principi con Dominio.

 Incisione Originale tratta da: "Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana"

Autore Testo: Domenico Maria Manni (1690-1788)

Disegnatore: Giuseppe Menabuoni

Incisore: Franceschini

Tecnica: Incisione su rame, tecnica all'acquaforte

Carta: Forte e vergellata

Titolo: vedi oggetto

Luogo e Data di Pubblicazione: Firenze, Ignazio Orsini, 1745

Dimensioni compresi i margini cm.: ca. 55x42

Dimensioni battuta o parte incisa cm.: ca. 38x28,5

Stato di Conservazione: Buono stato di conservazione, comunque conservazione come da fotografie.

Descrizione: Due tavole. Ogni tavola incisa è accompagnata da una tavola di testo.

La tavola rappresenta una volta della Galleria degli Uffizi con grandi allegorie all'interno delle quali sono inseriti i ritratti di cui al titolo.

Allegoria - Allegorie - Ritratti - Incisioni - Incisione - Acquaforte - Engraving  

Nel mezzo della presente volta si rappresenta il I Medici sono una delle più note famiglie principesche d'Europa, protagonisti della storia italiana ed europea dal XV al XVIII secolo.

Oltre ad aver retto le sorti della città di Firenze prima e della Toscana poi, dal 1434 fino al 1737[1], ed oltre ad aver dato i natali a tre papi e due regine di Francia, essi godono tutt'oggi di una straordinaria fama per aver promosso in misura fuori del comune e per diverse generazioni la vita artistica, culturale, spirituale e scientifica del loro tempo. Le loro straordinarie collezioni d'arte, di oggetti preziosi, di libri e manoscritti, di rarità e di curiosità si sono conservate praticamente integre fino ai giorni nostri e sono alla base del patrimonio di molte delle più importanti istituzioni culturali di Firenze.

I Medici, provenienti dal Mugello, seguirono la consuetudine affermatasi a partire dal XIII secolo, che vedeva lo spostamento delle famiglie più in vista dai feudi di campagna alla città. Inizialmente avviarono un'attività commerciale e bancaria, fortunata sì, ma alla pari di altre importanti famiglie di Firenze, dalla quale seppero costruire una duratura preminenza politica, grazie a numerosi esponenti che, con carisma e astuzia, di generazione in generazione consolidarono il prestigio e il peso politico familiare.

Un primo esponente che fu anche un uomo politico di successo fu Salvestro de' Medici, che durante il Tumulto dei Ciompi (1378), in carica come gonfaloniere di giustizia, appoggiò le rivendicazioni popolari contro l'oligarchia cittadina: una linea politica che venne mantenuta anche nel secolo successivo. Giovanni di Bicci, fondando il Banco dei Medici e riuscendo a farsi affidare la gestione delle finanze pontificie, assicurò alla famiglia una solida ricchezza e prosperità. Suo figlio Cosimo il Vecchio, fu un esponente politico di primissimo piano, che suscitò le invidie di altri potenti fiorentini: la sua vittoria nelle lotte contro Rinaldo degli Albizi e Palla Strozzi (1434) viene indicata come la fondazione di una Signoria de facto a Firenze, sebbene restassero apparentemente immutate le istituzioni repubblicane.

Con suo nipote Lorenzo il Magnifico la Signoria raggiunse l'apogeo per ricchezza, vitalità culturale e appoggio popolare, anche se le libertà comunali erano venute sempre meno, soprattutto dopo la repressione in seguito alla Congiura dei Pazzi. Subito dopo la sua morte (1492) si manifestarono però gravi spinte disgregatrici sia a livello fiorentino (con la presa del potere di Savonarola) che italiano (con la discesa di Carlo VIII di Francia) che la sua opera di mediatore aveva saputo evitare.

Durante un momento difficile per la famiglia (le cosiddette seconda e terza cacciata) fu fondamentale l'attività dei due papi medicei, Leone X (pontefice dal 1513 al 1521) e Clemente VII (pontefice dal 1523 al 1534), le cui truppe, coadiuvate da quelle della Spagna ed altri stati, ripresero due volte la città di Firenze ai ribelli repubblicani.

Gradualmente la stretta medicea si era fatta sempre più forte sulla città e culminò con l'abolizione della Repubblica, ormai puramente simbolica, e la creazione di un ducato, prima nelle mani di Alessandro poi in quelle più salde di Cosimo I de' Medici. Divenuto poi Granduca (1569), la sua dinastia regnò senza interruzioni fino all'estinzione nel 1737. L'ultima esponente della famiglia, Anna Maria Luisa, chiuse la storia del ramo principale dei Medici con un atto straordinario: la donazione degli sterminati tesori del patrimonio familiare alla città di Firenze, vincolando per sempre la loro presenza in città e gettando così le basi dei più famosi musei cittadini.

Nel 1512, inoltre, i Medici furono nominati patrizi a titolo onorifico della Repubblica di Venezia.

Dal 2004 è iniziato a Firenze un complesso ciclo di analisi scientifiche sui resti dei Medici sepolti nella chiesa di San Lorenzo di Firenze, che porteranno forse alla soluzione di alcuni dubbi e enigmi su vari fatti relativi ad esponenti della dinastia. Le indagini sono tuttora in corso, anche se un primo volume pubblicato nel 2005 ha mostrato i primi risultati parziali. [modifica] Albero genealogico della famiglia dei Medici dal 1360 al 1743

Contiene tutti gli esponenti principali; sono esclusi, in parte, i bambini deceduti nell'infanzia, alcuni figli illegittimi e le discendenze delle donne maritate, con qualche eccezione.

Giovanni di Bicci de' Medici (1360-1429) figlio di Averardo detto Bicci, sposò Piccarda Bueri │ ├─Cosimo il Vecchio (1389-1464), Signore di Firenze, sposò Contessina de' Bardi │ │Ramo di Cafaggiolo │ │ │ ├─Piero il Gottoso (1416-1469), Signore di Firenze, sposò Lucrezia Tornabuoni │ │ │ │ │ ├─Maria de' Medici (1445 circa-1472) sposò Leonetto de' Rossi │ │ │ │         │ │ │ └─Luigi de' Rossi (m.1519), cardinale │ │ │ │ │ ├─Bianca de' Medici (1445-1488),  naturale, sposò Guglielmo de' Pazzi │ │ │ │ │ ├─Nannina de' Medici (1448-1493), sposò Bernardo Rucellai │ │ │ │ │ ├─Lorenzo il Magnifico (1449-1492), Signore di Firenze, sposò Clarice Orsini │ │ │ │ │ │ │ ├─Lucrezia de' Medici (1470-1550), sposò Jacopo Salviati │ │ │ │ │ │ │ │ │ ├─Maria Salviati (1499-1543), sposò Giovanni dalle bande nere (--> vedi) │ │ │ │ │ │ │ │ │ └─Francesca Salviati, sposò Ottaviano de' Medici (ramo dei Medici di Ottaiano, vedi sotto) │ │ │ │    │ │ │ │ │    └─Papa Leone XI (Alessandro de' Medici) (1535-1605), Papa Leone XI │ │ │ │ │ │ │ ├─Piero il Fatuo (1472-1503), Signore di Firenze, sposò Alfonsina Orsini │ │ │ │ │ │ │ │ │ ├─Lorenzo Duca di Urbino (1492-1519) sposò Madeleine de la Tour d'Auvergne │ │ │ │ │ │ │ │ │ │ │ ├?─Alessandro de' Medici, Duca di Firenze, illegittimo, genealogia incerta (vedi sotto) │ │ │ │ │ │ │ │ │ │ │ └─Caterina de' Medici (1519-1589), Regina di Francia, sposò Enrico II di Francia │ │ │ │ │ │ │ │ │ └─Clarice de' Medici (1493-1528), sposò Filippo Strozzi │ │ │ │ │ │ │ ├─Maddalena de' Medici (1473-1528), sposò Franceschetto Cybo │ │ │ │ │ │ │ ├─Papa Leone X (Giovanni de' Medici, 1475-1521) │ │ │ │ │ │ │ ├─Luisa de' Medici (1477-1488) │ │ │ │ │ │ │ ├─Contessina de' Medici (1478-1515), sposò Piero Ridolfi │ │ │ │ │ │ │ └─Giuliano Duca di Nemours (1479-1516) sposò Filiberta di Savoia │ │ │     │ │ │ │     └─Ippolito de' Medici (1511-1535), illegittimo, cardinale │ │ │       │ │ │ │       └─Asdrubale de' Medici (m. 1565), illegittimo, con Giulia Gonzaga │ │ │ │ │ ├─Giuliano de' Medici (1453-1478) amante di Simonetta Vespucci │ │ │ │ │ │ │ └─Papa Clemente VII (Giulio de' Medici) (1478-1534) │ │ │   │ │ │ │   └?─Alessandro de' Medici, duca di Firenze detto il Moro, (1511-1537) │ │ │     │ figlio illegittimo avuto da Simonetta da Collevecchio di genealogia incerta, primo Duca di Firenze, sposò Margherita d'Austria │ │ │     │ │ │ │     ├─Giulio de' Medici (ca. 1533-1600), naturale poi legittimato, sposò Angelica Malaspina │ │ │     │ │ │ │ │     │ ├─Caterina di Giulio de' Medici (m. 1634), monaca benedettina │ │ │     │ │ │ │ │     │ ├─Cosimo di Giulio de' Medici, naturale, sposò Lucrezia Gaetani │ │ │     │ │ │ │ │ │     │ │ └─Angelica de' Medici (1608-1636) sposò Don Pietro Altemps │ │ │     │ │ │ │ │     │ └─Giuliano de' Medici (m. 1568), sposò Livia Spinola │ │ │     │ │ │ │     ├─Giulia de' Medici (1535-1588 circa), naturale poi legittimata, │ │ │     │ sposò Don Francesco Cantelmo e poi Bernardetto de' Medici (ramo dei Medici di Ottaiano, vedi sotto) │ │ │     │ │ │ │     └─Porzia de' Medici (1538-1565), naturale poi legittimata, monaca e poi badessa │ │ │ │ │ └─Giovanni di Piero de' Medici (naturale) │ │ │ ├─Giovanni de' Medici (1421-1463), sposò Ginevra degli Alessandri │ │ │ └─Carlo de' Medici (1428/30-1492) │ └─Lorenzo il Vecchio (1395-1464), sposò Ginevra Cavalcanti   │Ramo popolano   │   ├─Francesco di Lorenzo de' Medici (m. 1440 circa), sposò Maria Gualtierotti, senza discendenti   │   └─Pierfrancesco il Vecchio (1430-1476), sposò Laudomia Acciaiuoli     │     ├─Lorenzo il Popolano (1463-1503) sposò Semiramide Appiano d'Aragona     │ │     │ ├─Pierfrancesco de' Medici (1487-1525) sposò Maria Soderini     │ │ │     │ │ ├─Laudomia de' Medici (m. 1559) sposò Alamanno Salviati e poi Piero Strozzi     │ │ │     │ │ ├─Lorenzino de' Medici (1514-1548)     │ │ │ │     │ │ │ └─Lorenzina de' Medici (figlia naturale), sposò Giulio Colonna     │ │ │     │ │ ├─Giuliano de' Medici (ca. 1520-1588)     │ │ │     │ │ └─Maddalena de' Medici (?-1583), sposò Roberto Strozzi     │ │     │ ├─Averardo de' Medici (1488-1495)     │ │     │ ├─Laudomia de' Medici, sposò Francesco Salviati     │ │     │ ├─Ginevra de' Medici, sposò Giovanni degli Albizi     │ │     │ └─Vincenzo de' Medici     │     └─Giovanni il Popolano (1467-1498) sposò Caterina Sforza        │        └─Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526), sposò Maria Salviati           │ Essendo Maria Salviati figlia di Lucrezia de' Medici, con loro figlio Cosimo si riunirono i due rami familiari           │           └─Cosimo I de' Medici (1519-1574), Granduca di Toscana, sposò Eleonora di Toledo, poi Camilla Martelli (morganatica)              │              ├─Bia de' Medici (1537–1542)              │              ├─Maria de' Medici (1540–1557)              │              ├─Francesco I de' Medici (1541-1587), Granduca di Toscana, sposò Giovanna d'Austria e poi Bianca Cappello              │ │              │ ├─Eleonora de' Medici (1567-1611), sposò Vincenzo I Gonzaga              │ │              │ ├─Anna de' Medici (1569-1584)              │ │              │ ├─Lucrezia de' Medici (1572-1574)              │ │              │ ├─Maria de' Medici (1573-1642), regina di Francia, sposò Enrico IV di Francia              │ │              │ ├─Filippo de' Medici (1577-1582)              │ │              │ └─Don Antonio de' Medici (1576-1621), sposò Artemisia Tozzi              │              ├─Isabella de' Medici (1542-1576)              │              ├─Giovanni de' Medici (1543-1562), cardinale              │              ├─Lucrezia de' Medici (1545-1562), moglie di Alfonso II d'Este              │              ├─Pietro (Pedricco) de' Medici (1546–1547)              │              ├─Garzia de' Medici (1547 – 1562)              │              ├─Pietro de' Medici (1554-1604) sposò Leonora Álvarez de Toledo e Beatriz de Menezes              │ │              │ └─Cosimo de' Medici (1573-1576)              │              ├─Don Giovanni de' Medici (1567-1621), sposò Livia Vernazza              │ │              │ ├─Gianfrancesco Maria de' Medici (1619-1689)              │ │              │ └─Giovanna Maria Maddalena de' Medici (1621) morta infante              │              ├─Virginia de' Medici (1568-1615), moglie di Cesare d'Este              │              └─Ferdinando I de' Medici (1549-1609), già cardinale, Granduca di Toscana, sposò Cristina di Lorena                 │                 ├─Eleonora de' Medici (1591-1617)                 │                 ├─Caterina di Ferdinando de' Medici (1593-1629), sposò Ferdinando I Gonzaga                 │                 ├─Francesco di Ferdinando de' Medici (1594-1614)                 │                 ├─Carlo de' Medici (1596-1666), cardinale                 │                 ├─Filippino de' Medici (1598-1602)                 │                 ├─Don Lorenzo de' Medici (1599-1648)                 │                 ├─Maria Maddalena de' Medici (1600-1633)                 │                 ├─Claudia de' Medici (1604-1648), sposò Federico Ubaldo I della Rovere e poi l'Arciduca Leopoldo V d'Austria                 │                 └─Cosimo II de' Medici (1590-1621), Granduca di Toscana, sposò Maria Maddalena d'Austria                    │                    ├─Maria Cristina de' Medici (1609-1632)                    │                    ├─Giovan Carlo de' Medici (1611-1663), cardinale                    │                    ├─Margherita de' Medici (1612-1679), moglie di Odoardo I Farnese                    │                    ├─Mattias de' Medici (1613-1667)                    │                    ├─Francesco di Cosimo de' Medici (1614-1634)                    │                    ├─Anna de' Medici (1616-1676), moglie dell'Arciduca Ferdinando Carlo d'Austria                    │                    ├─Leopoldo de' Medici (1617-1675), cardinale                    │                    └─Ferdinando II de' Medici (1610-1670), Granduca di Toscana, sposò Vittoria della Rovere                       │                       ├─Francesco Maria de' Medici (1660-1711), già cardinale                       │                       └─Cosimo III de' Medici (1642-1723), Granduca di Toscana, sposò Margherita Luisa d'Orléans                          │                          ├─Principe Ferdinando de' Medici (1663-1713), sposò Violante Beatrice di Baviera                          │                          ├─Gian Gastone de' Medici (1671-1737), Granduca di Toscana, sposò Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg                          │                          └─Anna Maria Luisa de' Medici (1667-1743)

[modifica] Storia familiare [modifica] Origini della famiglia e primi componenti dei Medici Antico blasone su un avello della chiesa di Santa Maria Novella

Il primo documento circa un componente della famiglia Medici a Firenze risale al 1201 con Chiarissimo di Giambuono che compare fra i componenti del Consiglio del Comune.

La famiglia proveniva dal contado del Mugello e trae origine da un certo Medico di Potrone, nato intorno al 1046. Alcuni esponenti della famiglia, tutti discendenti di Medico di Potrone, tra il Duecento e il Trecento si guadagnarono una ricchezza ragionevole con le manifatture laniere che in quel tempo videro un periodo di boom nelle richieste, in Italia e all'estero, soprattutto in Francia e Spagna. Agli inizi del Trecento i Medici avevano già avuto due gonfalonieri di Giustizia (la massima carica della Repubblica fiorentina). Per tutta la prima metà del Trecento i Medici fecero parte dell'oligarchia che dominava la città. I Medici si distinsero particolarmente durante le faide tra guelfi Neri e Bianchi per la particolare ferocia con cui saccheggiarono le case dei nemici di fazione. Numerose le teste calde nella loro storia, con ben cinque sentenze di morte soltanto fra il 1343 ed il 1360.

I fallimenti delle grandi case mercantili e bancarie fiorentine, la caduta del Duca di Atene e la peste nera del 1348 determinarono una fibrillante situazione politica ed un periodo di grandi lotte sociali e politiche. Averardo de' Medici detto Bicci

Fra le personalità più significative di questo periodo di lotte vi fu Salvestro de' Medici, eletto gonfaloniere di Giustizia, che sostenne le richieste degli operai della lana durante il tumulto dei Ciompi (1378). Fu in questo momento che i Medici con Salvestro iniziarono ad essere identificati come "popolari".

Nel 1382 pose fine a questo irrequieto periodo della politica il consolidarsi del potere degli oligarchi della "Parte Guelfa" che avevano in Maso degli Albizzi il più significativo rappresentante.

Nell'anno 1400 poi vi furono due altri complotti orditi contro il governo statale, nei quali fu coinvolto anche il Duca di Milano, ai quali seguirono un maggior numero di esili e l'interdizione per venti anni a ricoprire qualsiasi incarico pubblico per tutta la famiglia. Furono esclusi da questo provvedimento due soli rami rimasti in ombra, rispetto alle altre "teste calde" familiari: quello di Vieri de' Medici e quello di Averardo (detto Bicci) de' Medici. Proprio dai figli di Bicci ebbe origine la dinastia medicea.

Per quanto riguarda la ricchezza dei Medici a quell'epoca si deve dire che se qualcuno di loro era mediamente benestante, la maggior parte aveva un tenore di vita pari a quello di un artigiano o di un negoziante. A suffragio della stima delle ricchezze, esiste il registro di una tassazione chiamata prestanza, un prestito forzoso richiesto a tutte le famiglie della città nel 1343: se gli Strozzi vennero tassati per 2.063 fiorini, tutta la famiglia Medici dovette sborsarne "solo" 304, dei quali 220 dalla famiglia di Vieri e soltanto 12 da quella di Averardo. In seguito Averardo seppe arricchirsi maggiormente, aiutato dalla favorevole congiuntura economica cittadina, ma alla sua morte (1363) il suo patrimonio venne diviso tra i suoi 5 figli: per questo suo figlio, Giovanni di Bicci de' Medici, dovette costruire con il suo lavoro e la sua abilità la propria fortuna, che fu la vera base della ricchezza medicea. [modifica] Giovanni di Bicci Giovanni di Bicci

Giovanni di Bicci (1360-1429) fu un uomo molto ricco e, grazie alla sua benevolenza, ben amato dalla cittadinanza. Poco si sa della parte iniziale della sua vita, perché uomo assai modesto e prudente evitò di mettersi in evidenza sulla scena politica ma si dedicò solamente ad aumentare il suo patrimonio che divenne in breve tempo ingentissimo. Nonostante questa riservatezza fu Priore nel 1402, nel 1408, nel 1411 e infine nel 1421 fu gonfaloniere di Giustizia (questo dimostrerebbe che non fu mai perseguitato dal governo aristocratico, che anzi cercò di assimilarlo).

La sua solida ricchezza era nata dalla sua attività di banchiere, attraverso la creazione di una rete di compagnie d'affari, che aveva un'importantissima filiale a Roma, dove appaltava le entrate delle decime papali, un mercato ricchissimo e di grande prestigio che gradualmente riuscì a avere sgombro da altri concorrenti. Erroneamente si ritenne nell'Ottocento che Giovanni di Bicci appoggiasse l'istituzione del catasto, un sistema di tassazione che per la prima volta colpiva in maniera proporzionale in base al reddito e ai possedimenti delle singole famiglie. Una misura che colpì tutta la classe dei più abbienti a Firenze, ma che sollevò i ceti minori e i piccoli-medi imprenditori da una tassazione sempre più gravosa, in seguito alle numerose guerre contro i Visconti di Milano. Questo errore era basato su quanto era detto da Giovanni Cavalcanti nelle sue Storie fiorentine ma in realtà contraddetto dai documenti che dimostrano in modo inoppugnabile che la legge del catasto fu proposta e difesa e fatta approvare da Rinaldo degli Albizzi e da Niccolò da Uzzano, i due massimi esponenti del partito aristocratico[2].

La sua fortuna venne ereditata solo dal figlio primogenito, Cosimo de' Medici, poi detto "il Vecchio", per non frammentare il patrimonio familiare, come era usanza del tempo. [modifica] Cosimo il Vecchio

Cosimo (1389-1464) ebbe un carattere energico, nel segno del padre, anche se in sostanza molto diverso. Aveva infatti una tempra da dominatore che lo portò ad essere ancora più potente e ricco del genitore. Oltre alla notevole abilità come uomo d'affari, oltre ad essere un appassionato uomo di cultura e un grande mecenate, fu soprattutto uno dei più importanti politici del Quattrocento italiano. Pontormo, Cosimo il Vecchio

Si accorse ben presto che la ricchezza familiare era ormai troppo grande per essere tutelata senza copertura politica, per via delle operazioni finanziarie di entità sempre più ragguardevoli e quindi rischiose. Perciò iniziò la sua ascesa verso le leve del potere della Repubblica fiorentina. Si manifestò subito la sua proverbiale prudenza: egli non mirava a diventare signore della città, magari con un colpo di mano o cercando di essere eletto nei ruoli più prestigiosi di governo, ma la sua figura restò in ombra, vero burattinaio di una serie di personaggi fidati che per lui ricoprivano incarichi chiave nelle istituzioni.

Il potere era in quel momento detenuto in particolare dagli Albizi, da Niccolò da Uzzano, da alcuni Strozzi, Peruzzi, Castellani, ecc.

Crescendo la popolarità di Cosimo ed il numero dei suoi amici, gli uomini che detenevano il potere iniziarono a vedere in lui una minaccia. Il 1º settembre 1433 venne estratto come Gonfaloniere di Giustizia Bernardo Guadagni ed una Signoria profondamente legata agli Albizi ed ai suoi adepti. Fu fatta cosi la volontà di Rinaldo degli Albizi. La nuova Signoria fece imprigionare Cosimo nel settembre 1433 con l'accusa di aver fomentato cospirazioni e complotti all'interno della città e di aver operato scientemente e con dolo perché Firenze entrasse in guerra con Lucca. Erano accuse confuse e false che dovevano condurre Cosimo a morte.

Mancò a Rinaldo degli Albizi la fredda determinazione di condurre le cose all'estremo. Una serie di "bustarelle" abilmente distribuite da Cosimo gli evitarono la condanna a morte con la conversione della pena in esilio, fu la cosiddetta prima cacciata dei Medici. Dopo la partenza di Cosimo per Padova e Venezia, le istituzioni repubblicane ebbero una continua instabilità[3].

Rinaldo degli Albizi non era uomo della stessa tempra del padre e nella situazione che precipitava non ebbe il coraggio o la forza di esercitare un controllo sulle estrazioni, errore che non ripeté invece Cosimo, che una volta al potere condizionò in maniera totale i nomi degli imborsati e di fatto evitò le avventurose estrazioni a sorte. Cosi nel settembre 1434 fu estratta una Signoria completamente favorevole ai Medici. Cosimo fu quindi richiamato a Firenze appena un anno dopo la sua partenza e furono mandati in esilio i suoi oppositori.

L'entrata trionfale di Cosimo, acclamato dal popolo, che preferiva i tolleranti Medici agli oligarchici e aristocratici Albizi e Strozzi, segnò il primo grande trionfo della casata medicea.

Cosimo, abilissimo politico, continuò a mantenere intatte le libere istituzioni, favorì industrie e commerci, attirandosi sempre più le simpatie del popolo e mantenendo la pace a Firenze. Nel 1458 creò il Consiglio dei Cento.

Cosimo, nominato pater patriae per l'abbellimento e lo sviluppo notevoli che diede alla città, morì lasciando lo stato nelle mani del figlio Piero (1416-1469). Questi fu un saggio regnante, ma la malattia che gli valse l'appellativo de il Gottoso, gli permise di guidare il governo della città solo per cinque anni. [modifica] Il Magnifico Lorenzo Lorenzo de' Medici

La figura di Lorenzo il Magnifico (1449-1492), figlio di Piero è stata alternativamente nel tempo oggetto di glorificazione o di ridimensionamento. Educato come un principe, era nato con il destino già segnato dalla sua blasonatura; salì al potere alla morte del padre, senza grandi stravolgimenti. Sposato alla nobile romana Clarice Orsini fu il primo dei Medici a legare il proprio nome con un personaggio di sangue blu. A 29 anni, dopo nove anni di governo, subì il più grave attacco nella storia medicea, la cosiddetta Congiura dei Pazzi nella quale morì il fratello Giuliano e lui stesso venne ferito, ma uscendone eccezionalmente vivo. In seguito alla congiura, alla quale avevano partecipato alcuni suoi oppositori fiorentini con l'appoggio del papa e di altri stati italiani, il popolo di Firenze si schierò ancora più nettamente dalla sua parte. I suoi sostenitori (detti Palleschi in riferimento alle 'palle' presenti nello stemma mediceo) punirono duramente i responsabili, dando a Lorenzo l'occasione di accentrare ulteriormente il potere nelle sue mani, attraverso una riforma delle istituzione repubblicane, che divennero a lui subordinate.

Dal punto di vista della politica estera, Lorenzo ricucì i rapporti con gli altri stati italiani, recandovisi spesso di persona, creando la grande impresa diplomatica di una pace generale in Italia, attraverso il concetto di coesistenza pacifica.

Grande uomo di finanza e di politica, anche Lorenzo amava svagarsi con la poesia e la letteratura. Anzi la sua personalità letteraria fu di notevole levatura, tanto da offuscare anche il suo ruolo politico. Si occupò anche di filosofia, di collezionismo ed ebbe sempre l'amore appassionato per le arti in genere, delle quali aveva dopotutto appreso dai suoi predecessori il fondamentale ruolo quale strumento di prestigio e fama. È infatti grazie al suo interessamento che la Cappella Sistina, già affidata ad artisti umbri come il Perugino, viene poi affrescata dai migliori pittori fiorentini, esportando verso Roma quelle novità insigni del Rinascimento fiorentino. Sempre nella stessa ottica si può inquadrare la partenza di Leonardo da Vinci per Milano.

Nemico dichiarato di Lorenzo fu Girolamo Savonarola, che nella sua convinzione ultrareligiosa, non poteva che scontrarsi con il clima culturale di recupero dell'antico (visto dal frate come un neo-paganesimo), della centralità dell'uomo, del libero pensiero promosso da Lorenzo. Il Magnifico lo tollerava come se fosse un male minore, mantenendo con lui comunque un rispetto reciproco, tanto che tra i due non ci fu mai un aperto scontro diretto. [modifica] La seconda cacciata dei Medici (1494-1512)

Con la morte di Lorenzo, salì al comando di Firenze suo figlio Piero (1472-1503), educato fin dall'infanzia a ricoprire tale ruolo. Tutti gli occhi della città erano puntati su di lui, ed è chiaro come tutti cercassero di capire se avesse la stoffa o meno per essere all'altezza dell'incarico che ricopriva. La pace mantenuta da Lorenzo se ne andò con la sua morte e già due anni dopo Carlo VIII di Francia scendeva in Italia con il suo esercito. La crisi travolse Piero: intimorito dal sovrano e dall'esercito francese acconsentì a qualsiasi richiesta, regalando quattro piazzeforti sui confini di Toscana e spalancando le porte del regno (i cronisti più a lui avversi diffusero anche la notizia che avesse baciato le babbucce del re inginocchiandosi). Accusato di viltà e debolezza venne cacciato dalla città con una sentenza datata 9 novembre 1494. La città allora divenne uno stato "teocratico" governato da Savonarola. Il trionfo del frate domenicano però fu di breve durata: travolto dalle lotte tra le fazioni e soprattutto sopraffatto dall'opposizione con Papa Alessandro VI, venne scomunicato e condannato al rogo. Intanto la Repubblica navigò in cattive acque per la difficile situazione internazionale.

Dopo la morte di Piero, annegato nel Garigliano nel 1503, l'autorità di capo della famiglia passò al cardinale Giovanni de' Medici, che rientrò a Firenze nel 1512 dopo aver sconfitto i francesi di Luigi XII, alleati di Firenze. Con Giovanni rientrano a Firenze suo fratello Giuliano e il figlio dello sfortunato Piero, Lorenzo, che, ora ventenne, non vedeva la sua città da quando era poco più che in fasce. [modifica] I papi medicei: Leone X Lo stemma di Leone X, Villa di Poggio a Caiano.

Giovanni, grazie anche al sostegno del partito orsinesco al quale era appartenuta sua madre Clarice, fu eletto papa con il nome di Leone X nel 1513. Il governo di Firenze ormai avveniva nel Palazzo Vaticano invece che in Palazzo Vecchio. Leone, ricordato tra i papi più magnificenti della curia romana (o più dispendiosi, secondo i detrattori), fu un grande mecenate di artisti (soprattutto di Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti) e un nepotista senza remore. Mentre con grande soddisfazione Giuliano veniva inviato dal Re di Francia, dove, grazie ai suoi servigi, otteneva il primo titolo nobiliare, il "Ducato di Nemours", Lorenzo veniva spedito dallo zio papa in una costosa e inutile guerra contro Francesco della Rovere, signore di Urbino, al termine della quale lo incoronò "Duca di Urbino". Entrambi ebbero spose di alto lignaggio e portarono nel Palazzo Medici di Firenze un'etichetta principesca e quei modi altamente sofisticati dell'alta nobiltà che ben poco avevano a che fare con la semplicità solenne di Cosimo il Vecchio. Ma il trionfo di Leone durò ben poco, perché sia Giuliano che Lorenzo morirono poco più che trentenni di malattie, aggravate dalla predisposizione ereditaria alla gotta tipica del ramo principale della famiglia. Per i due rampolli da lui tanto amati Leone X fece costruire la Sagrestia Nuova in San Lorenzo da Michelangelo. Anche Leone morì improvvisamente ad appena 46 anni. [modifica] I papi medicei: Clemente VII Sebastiano del Piombo, Ritratto di Clemente VII, Napoli, Museo di Capodimonte

Dopo l'iniziale momento antimediceo, a Roma si scelse un papa riformatore, il fiammingo Adriano VI, che potesse combattere e ricomporre la frattura nata al tempo di Leone X con lo scisma della Riforma protestante. Ma la sua condotta, forse troppo estremista, non piacque all'ambiente della curia, che dopo la sua repentina morte, dopo appena un anno di pontificato, scelse di eleggere di nuovo un Medici, il cardinale Giulio de' Medici, già tra i più fidati consiglieri del cugino Leone X.

Clemente VII, questo il nome scelto, delegò l'amministrazione di Firenze al cardinale Silvio Passerini, mentre si questionava su chi doveva diventare il nuovo signore della città: Ippolito, figlio illegittimo di Giuliano di Nemours, o Alessandro, figlio di Lorenzo, nato da una passione con una schiava mulatta? La predilezione del papa per Alessandro, additato da molti come figlio dello stesso papa, nato quando era ancora cardinale, fu tale da far propendere la scelta su quest'ultimo, nonostante la sua pessima reputazione e la scarsa stima che i fiorentini avevano per lui.

Clemente ebbe uno dei papati più difficili della storia: scelta l'alleanza con i francesi piuttosto che con il nuovo imperatore Carlo V, con la consueta opzione di ribaltare le alleanze secondo il maggior profitto, non piacque per niente all'Imperatore, che organizzò un esercito tedesco-spagnolo, i tremendi Lanzichenecchi e marciò verso Roma, in una specie di crociata protestante contro la corruzione del papato. Tentò di bloccare i Lanzichenecchi Giovanni dalle Bande Nere, l'unico condottiero di valore della famiglia, che però morì tra grandi sofferenze dopo essere stato colpito da un archibugio in una battaglia presso il Po. Con la notizia del Sacco di Roma (1527) i fiorentini stessi si ribellarono ad Alessandro, cacciando lui e tutti i Medici dalla città (Terza cacciata).

Clemente subì il tremendo saccheggio della città e l'affronto della prigionia ad Orvieto, dopo di che l'imperatore, pentito dalla piega che avevano preso gli eventi, offrì la sua mano al papa organizzando una riconciliazione nell'occasione della sua incoronazione ufficiale a Bologna.

In cambio Clemente VII ebbe l'aiuto nella riconquista di Firenze, con il famoso assedio del 1529-1530 e l'investitura di Alessandro come Duca, che sanciva definitivamente il dominio dei Medici sulla città.

Ma mentre una tempesta si placava, ecco che il rifiuto di concedere l'annullamento del matrimonio al re Enrico VIII d'Inghilterra si trasformò in un ulteriore contrasto con il papa, e l'inizio dello scisma anglicano. [modifica] Caterina de' Medici Caterina de' Medici. Dipinto di François Clouet. (1555)

Caterina de' Medici (1519-1589), rimasta orfana del padre Lorenzo d'Urbino appena nata, era la nipote preferita di Clemente VII.

Quando si trattò di scegliere per lei un marito, si aprirono le trattative con numerose famiglie nobili italiane ed europee. Sebbene molti criticassero la nobiltà recentissima di Caterina, la sua dote principesca e la parentela con il papa in carica facevano gola a molti. Con grande soddisfazione di Clemente Caterina andò in sposa niente meno che al delfino di Francia, destinata quindi a diventare regina quando suo marito divenne Enrico II di Francia.

Fu madre dei re Francesco II, Carlo IX, Enrico III e delle regine Elisabetta (regina di Spagna) e di Margherita (regina di Navarra e di Francia). Prima regina poi Reggente di Francia, Caterina de' Medici è una figura emblematica del XVI secolo. Il suo nome è legato alle guerre di religione contro le quali ha lottato tutta la sua vita. Sostenitrice della tolleranza civile, tentò numerose volte di seguire una politica di conciliazione con l'aiuto dei propri consiglieri, fra cui il celebre Michel de l'Hospital.

Una leggenda nera che la perseguita da tempo immemorabile ne ha fatto una persona austera, attaccata al potere e persino malvagia. Caterina de' Medici è stata poco a poco rivalutata dagli storici che oggi riconoscono in lei una delle più grandi regine di Francia. Il suo ruolo nel massacro della notte di San Bartolomeo tuttavia contribuisce ancora oggi a farne una figura controversa. [modifica] Il Duca Alessandro Alessandro "il Moro".

Alessandro de' Medici, detto il Moro per il colore scuro della sua pelle, per via delle sue origini "bastarde", era stato nominato Duca da Carlo V, chiudendo definitivamente la stagione plurisecolare della Repubblica fiorentina e della sua libertas. Il governo venne accentrato nelle sue sole mani e la sua ascesa venne sancita anche dalla promessa di matrimonio con Margherita, figlia naturale dell'Imperatore Carlo V.

Il nuovo Duca però era tristemente noto per il suo carattere vizioso e crudele, improntato agli eccessi: era sempre accompagnato da un picchetto di guardie imperiali che erano abituate a terrorizzare i cittadini con improvvise e sconcertanti azioni.

Suo cugino Lorenzino de' Medici, abituato a vivere alla pari con Alessandro, fu sorpreso dal doversi sottomettere al suo nuovo rango, ma questa era solo la "punta dell'iceberg": i rapporti di complicità/odio e invidie reciproche tra i due, dal simile carattere "maledetto", sono stati di volta in volta mistificati o sminuiti dagli storici e probabilmente non si sapranno mai per la mancanza di documentazione.

Fatto sta che nel gennaio del 1537 Lorenzino, poi detto Lorenzaccio, tende un tranello al super-protetto cugino, che si presenta a lui senza le guardie, finendo accoltellato da un sicario pagato da Lorenzino. Morì così a 26 anni lasciando solo un figlio e una figlia illegittimi di pochissimi anni: anche se fossero stati accettati per la successione (cosa improbabile perché figli naturali di un illegittimo) si sarebbe aperto un difficile contenzioso per la reggenza.

Ma anche Lorenzino subì una sorte simile: profugo nel nord-Italia e poi in Francia da Caterina de' Medici, tornò e si stabilì poi a Venezia, dove lo raggiunsero i sicari di Cosimo I che lo accoltellarono appena fuori dalla casa della sua amante (1548). [modifica] Cosimo I Cosimo I in armatura, ritratto dal Bronzino

Con la morte di Alessandro il ramo principale dei Medici, quello di Cosimo il Vecchio, era esaurito nelle ramificazioni legittime e illegittime. Nell'incertezza generale, tra le proposte di ripristinare la Repubblica o far venire a Firenze un emissario imperiale, saltò il nome di un ragazzo di diciotto anni, Cosimo (1519-1574), figlio di Giovanni delle Bande Nere e di Maria Salviati, la quale a sua volta era nipote di Lorenzo il Magnifico, quindi di recente e diretta parentela con il vecchio ramo familiare. Si dice che gli stessi fiorentini furono affascinati dal carattere mite e ossequioso del giovane fino ad allora cresciuto nell'ombra, per cui rinunciarono a quella che fu di fatto l'ultima occasione per riottenere la libertà repubblicana. Con l'investitura imperiale (unica clausola, lasciare il potere al Consiglio), la successione venne confermata. Non passò molto che il giovane mostrò il suo volto di sovrano forte (con la battaglia di Montemurlo, contro i Repubblicani guidati da Filippo Strozzi), a tratti tirannico e spietato, che tenne lo stato per 37 anni ricorrendo spesso all'uso dittatoriale del terrore: tra le pagine più nere del suo governo si ricorda la soppressione della Repubblica di Siena. Secondo le varie fonti il giudizio comunque oscilla anche parecchio: per Franco Cardini per esempio fu un sovrano saggio e lungimirante, che innegabilmente fece una oculata gestione dello Stato, abile finanziariamente e promotore delle attività economiche, e delle arti (con la nascita di una vera e propria scuola di "artisti di corte" come il Bronzino, il Vasari, eccetera).

Trasferitosi nel Palazzo della Signoria (come a sottolineare che il potere governativo e la sua persona sono la stessa cosa), fu il primo nobile della famiglia a poter godere durevolmente di questo status: ebbe una moglie di alto rango, la bella e sofisticata Eleonora di Toledo, figlia del Viceré di Napoli, e una vera e propria reggia, quella di Palazzo Pitti, appositamente ampliato per lui e la sua corte. Dal 1569 ebbe dal papa il titolo di granduca, per il suo acquisito dominio sulla Toscana. [modifica] Francesco I Francesco I de' Medici

Il secondo Granduca di Toscana fu il figlio primogenito di Cosimo, Francesco I de' Medici (1541-1587). A tratti simile al padre, talvolta dissoluto e dispotico, ed ebbe una vena però più crepuscolare, che lo portava a passare periodi di solitudine, con una sfrenata passione per tutto ciò che di misterioso ed occulto vi era nello scibile dell'epoca. Non a caso fu proprio lui a far costruire l'emblematico Studiolo di Palazzo Vecchio, permeato della cultura iniziatica e alchemica dell'epoca, o la magnifica Villa di Pratolino, dove tutto era sorpresa e meraviglia per i cinque sensi.

La sua casata era ormai alla pari delle altre casate regnanti europee, infatti ricevette come sposa niente meno che una sorella dell'Imperatore Massimiliano II, Giovanna d'Austria. Il matrimonio tra i due non si rivelò però felice: mentre nascevano solo figlie femmine (ben sei e un maschio morto in tenera età), Francesco si invaghì fatalmente di un'altra donna, la veneziana Bianca Cappello, con la quale visse una sfrontata storia d'amore, nonostante ella stessa fosse già maritata. Oltre all'inevitabile scandalo, tenuto a freno solo dalla sua posizione di capo di stato, la Cappello era malvista dai fiorentini, accusata addirittura di stregoneria, per non parlare della famiglia granducale che la odiò profondamente. Dopo anni di clandestinità, i due rimasero entrambi vedovi (anche questa una vicenda dai molti punti oscuri) e poterono sposarsi nel 1579, anche se il loro idillio durò fino alla notte di ottobre del 1587 quando entrambi morirono a poche ore di distanza tra lancinanti spasmi della febbre terzana... o di veleno del cardinale Ferdinando? Questo enigma secolare è stato risolto solo nel dicembre 2006, quando studiosi tossicologi dell'Università di Firenze hanno trovato resti dei tessuti epatici di Bianca e Francesco che contenevano tracce di arsenico, somministrato loro in dose letale ma non massiccia, tanto che essi patirono undici giorni di agonia. [modifica] Ferdinando I Ferdinando I

Il cardinale Ferdinando de' Medici (1549-1609), secondogenito di Cosimo I, rinunciò alla porpora cardinalizia con dispensa papale quando l'improvvisa morte del fratello rese necessaria la sua salita al governo del granducato, col nome di Ferdinando I.

Se si esclude la cattiva luce gettata solo recentemente circa l'assassinio del fratello, Ferdinando fu l'unico granduca a riuscire a guadagnarsi una fama duratura: restituì ordine al paese e ripristinò l'integrità del governo; promosse una riforma fiscale e sostenne il commercio; incoraggiò il progresso tecnico-scientifico e realizzò grandiose opere pubbliche come la bonifica della Val di Chiana e il potenziamento del porto e delle fortificazioni di Livorno. In quello che allora era un modesto villaggio di pescatori egli realizzò importanti sovrastrutture, ma fu soprattutto la legge che lo dichiarava porto franco ad attirare profughi e perseguitati da tutti i paesi del Mediterraneo, facendo crescere rapidamente la popolazione e facendo così arrivare la manodopera necessaria allo sviluppo di quello che sarebbe presto diventato uno dei più attivi porti commerciali del mare nostrum.

Fu inoltre con lui che il sistema delle ville medicee raggiunse la massima estensione e splendore, grazie anche alla collaborazione dell'architetto Bernardo Buontalenti. [modifica] Maria de' Medici Maria de' Medici in un dipinto di Pieter Paul Rubens

Figlia di Francesco I, Maria de' Medici (1575-1642), grazie all'intercessione dello zio granduca Ferdinando, all'età di venticinque anni sposò Enrico IV di Borbone, diventando la seconda Regina di Francia di casa Medici, dopo Caterina.

La storiografia riferisce che il loro non fu un matrimonio felice, ciò però non impedì alla coppia reale di avere sei figli dei quali cinque sopravvissero: il futuro Luigi XIII, Gastone d'Orléans, Elisabetta (regina di Spagna), Maria Cristina (duchessa di Savoia) ed Enrichetta Maria (regina d'Inghilterra).

Il 15 maggio 1610, dopo l'assassinio del marito, fu nominata reggente per conto di suo figlio, il futuro Luigi XIII ancora bambino. La politica estera di Maria, fu, al contrario di quella di suo marito, fortemente filo-asburgica: il primo passo in questa direzione fu determinato dai "matrimoni spagnoli" che unirono gli eredi delle due dinastie. In politica interna Maria dovette fronteggiare le rivolte dei principi protestanti. Nell'aprile del 1617 suo figlio, Luigi XIII, la esautorò a forza e lei fu costretta a ritirarsi nel castello di Blois. Nel 1622 Maria fu comunque riammessa a far parte del Consiglio di Stato.

Per cercare di riottenere il proprio posto di regnante, Maria, ricorrendo alla propria influenza, sostenne l'avanzata del futuro cardinale di Richelieu che entrò a far parte del Consiglio reale nel 1624. Richelieu si rivelò ben presto contrario alla politica estera di Maria e rovesciò tutte le alleanze spagnole fino ad allora consolidate. Maria cercò di opporsi in ogni modo ricorrendo anche ai complotti, aiutata dal figlio Gastone e dal Parti dévot, ma proprio a seguito del fallimento del complotto nel 1630 perse ogni autorità e fu costretta agli arresti domiciliari a Compiègne per poi autoesiliarsi dalla Francia. Morì sola e abbandonata a Colonia nel 1642. [modifica] Cosimo II Cosimo II de' Medici

Alla morte di Ferdinando gli successe il figlio Cosimo II (1590-1621). Personaggio di intelligenza brillante e di vasta cultura, era purtroppo ammalato di tisi, che lo portò a una morte prematura appena passata la soglia di trent'anni.

La sua figura è ricordata per due eventi principali:

    La liquidazione e chiusura del Banco Medici, che aveva permesso l'ascesa familiare, ma che ormai era visto dal granduca come un'attività "indegna di un sovrano regnante";     La calorosa accoglienza e protezione offerta a Galileo Galilei, al quale egli donò la Villa il Gioiello a Arcetri, dove il grande scienziato poté continuare in pace i suoi studi ed esperimenti.

Questo vivo interesse scientifico fu un leitmotiv di tutti i discendenti del ramo granducale dei Medici, fondatori di Accademie e protettori di scienziati, e fa da contraltare al mecenatismo verso le arti tipico del ramo di Cafaggiolo. [modifica] Decadenza ed estinzione

Dal Seicento il Granducato visse quel periodo di lenta decadenza che contraddistinse tutto il resto della penisola italiana, con la stagnazione dei commerci, le pestilenze, il provincialismo. La casa regnante non solo non seppe porre rimedio a questi problemi, ma anzi ne accelerò l'impatto con un governo mediocre. Fu un'epoca di continue interferenze femminili di reggenti, madri e mogli con matrimoni mai azzeccati, con i granduchi maschi che sembrano aprirsi tutti a una bisessualità sempre meno celata. La madre di Cosimo II, Cristina di Lorena, sua moglie Maria Maddalena d'Austria e la moglie di Ferdinando II, Vittoria della Rovere, diedero vita a specie di matriarcati: influenzate da consiglieri ecclesiastici diedero vita a uno Stato sempre più marcatamente religioso, con una malintesa severità, che sfociò via via nel conformismo e nella bigotta ipocrisia.

Non mancarono degli isolati sprazzi di luce nella generale inerzia dei governanti, soprattutto per merito dei cardinali di casa Medici: la fondazione dell'Accademia del Cimento del cardinale Leopoldo de' Medici, istituzione che continuò la ricerca scientifica secondo il metodo sperimentale di Galileo, o l'Accademia degli Immobili tramite il cardinale Giovan Carlo de' Medici, che fu all'origine del primo teatro "all'italiana", La Pergola, culla del melodramma. Antonio Franchi, Anna Maria Luisa de' Medici, 1690-1691

Il resto fu caratterizzato da un'amministrazione sempre più apatica, ormai lontana dalle glorie del passato, come il lungo governo di Cosimo III, sordo alle richieste di un popolo sempre più affamato e in miseria per l'ingiusto gravare delle imposte, alle quali rispose ironicamente con la pompa quasi spagnolesca della corte. Già alla sua epoca si presentò drammaticamente il problema della successione: dei suoi tre figli il maggiore (il Gran Principe Ferdinando) morì di sifilide a cinquant'anni senza eredi, sua sorella Anna Maria Luisa era sterile e suo fratello Gian Gastone era manifestamente omosessuale. Mentre il destino del Granducato di Toscana veniva deciso a tavolino dagli altri sovrani europei, il sipario stava per calare sulla famiglia Medici.

L'ultimo atto della casata fu però degno della loro fama: nel 1737 Anna Maria Luisa stipulò con i nuovi successori, i Lorena (ramo della casa di Asburgo), il cosiddetto "Patto di Famiglia" che stabiliva che essi non potessero trasportare « o levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato... Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose... affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri ».

Questo patto, scrupolosamente rispettato dai nuovi granduchi, permise che Firenze non perdesse nessuna opera d'arte e che non subisse la sorte, ad esempio, di Mantova o di Urbino, che all'estinzione della casata dei Gonzaga o dei Della Rovere erano state letteralmente svuotate dei tesori artistici e culturali. Se oggi i capolavori degli Uffizi, di Palazzo Pitti, della Biblioteca Medicea Laurenziana - solo per citare alcuni esempi più illustri - si possono ancora ammirare a Firenze e non a Vienna o in qualche altra città, lo si deve sicuramente alla saggezza, alla fermezza e alla lungimiranza di Anna Maria Luisa de' Medici. [modifica] Le ragioni del successo dei Medici

I motivi che portarono la famiglia Medici a primeggiare così costantemente in un panorama così variegato e pluralistico come la Firenze dal Quattrocento in poi si possono riassumere in alcuni fattori chiave.

La ricchezza

Senz'altro la prosperità del Banco Medici nel tempo fu la primaria base sulla quale si innestò la fortuna familiare, anche se i Medici non furono né gli unici, né "i più" ricchi cittadini fiorentini. Sicuramente seppero sfruttare al meglio durante le generazioni di Giovanni di Bicci, Cosimo e Lorenzo il Magnifico il fatto di essere divenuti banchieri pontifici e, dal 1460 circa per qualche decina di anni, monopolisti delle miniere di allume, il componente fondamentale della tintura della lana, che veniva estratto nei territori pontifici appunto, vicino ai Monti della Tolfa.

L'appoggio popolare

L'appoggio dei ceti più popolari della città di Firenze fu fondamentale per i Medici ed essi lo seppero guadagnare attraverso una serie di piccole ma significative azioni verso i meno abbienti: Salvestro de' Medici aveva appoggiato la rivolta dei Ciompi, Giovanni di Bicci aveva riformato l'erario svantaggiando il popolo grasso e Cosimo il Vecchio aveva per la prima volta usato la magnificenza del singolo a favore di tutta la comunità, lasciando indelebili tracce nell'immaginario collettivo (si pensi all'arrivo della élite bizantina e pontificia al tempo del Concilio di Firenze). Questo appoggio, che altre famiglie come gli Albizi non avevano, si rivelò critico almeno in due occasioni fondamentali: la cacciata di Cosimo, e il suo successivo rientro con acclamazione e la congiura dei Pazzi, nella quale fu il popolo stesso che vendicò l'assassinio e l'oltraggio verso i Medici. Questo appoggio, con la scomparsa di Lorenzo il Magnifico venne incrinandosi, tanto che per ben due volte i suoi discendenti vennero cacciati dalla città dalla folla inferocita, senza contare le singole congiure contro il capofamiglia di turno, ma ormai la casata disponeva di altre carte per garantire il proprio successo.

Il papato

Avere due papi dal pontificato abbastanza lungo e in un arco di tempo così ravvicinato fu il fattore che permise ai Medici il salto di qualità: da cittadini maggiorenti a nobili veri e propri. Alla base dell'elezione di Leone X e Clemente VII vi fu sia la ricchezza familiare che l'abilità personale dei due, ma anche un'intelligente politica matrimoniale dei loro antenati, che avevano permesso un'alleanza con gli Orsini, che sicuramente valse quando si trattò di far arrivare il primo titolo cardinalizio in famiglia. L'alleanza papale con altri stati esteri, in particolare con la Spagna, permise di riprendere sempre la città di Firenze dopo le cacciate, grazie agli aiuti militari esterni.

L'appoggio imperiale

Infine la definitiva consacrazione medicea si ebbe al tempo del ducato, quando il grande imperatore Carlo V del Sacro Romano Impero concesse il governo della Toscana a Cosimo I, forse come parte del risarcimento ai Medici per le conseguenze del Sacco di Roma che gli avevano fatti spodestare. La presenza di truppe imperiali fu fondamentale nell'assedio di Firenze, nella battaglia di Montemurlo e nell'Assedio di Siena. Da allora la dinastia Medicea regnò senza scosse fino all'estinzione. [modifica] Cardinali della famiglia Medici

Al pari di altre importanti famiglie italiane ed europee, anche i Medici ebbero numerosi cardinali. Il primo fu Giovanni de' Medici, futuro Papa Leone X, e la sua nomina al soglio cardinalizio fu molto probabilmente aiutata dall'alleanza con la famiglia romana degli Orsini, essendo la madre di Giovanni stessa una Orsini, Clarice. Da allora non mancò in famiglia almeno un cardinale per generazione, essendo generalmente destinati alla carriera religiosa i maschi secondogeniti. Leone X poi nominò cardinale almeno un nipote per ciascuno dei suoi fratelli e sorelle, arrivando così a una cospicua rappresentanza di "clan" nel sacro collegio, che per esempio permise la rapida elezione di un nuovo papa mediceo dopo la morte di Leone, Clemente VII.

I cardinali della famiglia Medici non si distinsero mai per l'operato religioso, sebbene in alcuni casi fu meritevole e diligente, ma sono soprattutto celebri per la magnificenza con la quale adoravano circondarsi, supportando l'attività di numerosi artisti dei quali furono mecenati.

Elenco di cardinali appartenenti alla famiglia Medici

    Ippolito de' Medici, nominato da Clemente VII nel 1529, morto nel 1535     Giovanni de' Medici, poi papa Leone X, nominato da Innocenzo VIII nel 1488     Alessandro de' Medici, poi papa Leone XI, nominato cardinale nel 1583 da Urbano VII     Giovanni de' Medici     Ferdinando I de' Medici     Carlo de' Medici     Giovan Carlo de' Medici     Leopoldo de' Medici     Francesco Maria de' Medici     Giulio de' Medici, poi papa Clemente VII

Cardinali Medici da parte di madre

    Niccolò Ridolfi (1501-1550), figlio di Contessina de' Medici     Giovanni Salviati (1490-1553), figlio di Lucrezia de' Medici     Bernardo Salviati (1492-1568), figlio di Lucrezia de' Medici     Innocenzo Cybo (1491-1550), figlio di Maddalena de' Medici     Luigi de' Rossi (1474-1519), figlio di Maria di Piero de' Medici     Lorenzo Strozzi (1523-1571), figlio di Clarice de' Medici     Ferdinando Gonzaga (1587-1626), figlio di Eleonora de' Medici     Vincenzo II Gonzaga (1594-1627), figlio di Eleonora de' Medici

Da un punto di vista religioso la famiglia non ha contato né santi né beati. [modifica] Altri rami familiari

Oltre al più celebre ramo principale di Giovanni di Bicci, diviso nel ramo di Cafaggiolo (di Cosimo il Vecchio) e quello Popolano (di Lorenzo il Vecchio) e riunito in un unico ramo detto Granducale con Cosimo I, esistono anche altri rami derivati, la cui scissione risale a prima del Trecento, con i cugini di Giovanni di Bicci, di suo padre Averardo de' Medici, eccetera. Tra questi rami altri tre hanno guadagnato col tempo la nobiltà o altri riconoscimenti.

    Da Giovenco de' Medici, zio di Bicci, e suo figlio primogenito Giuliano derivò il ramo dei Medici Tornaquinci, con Raffaele de' Medici che nel 1628 divenne il primo Marchese della Castellina; con il sesto Marchese, Francesco Giuseppe de' Medici, che aveva sposato Margherita Tornaquinci, dal 1730 i loro discendenti presero il nome di Medici Tornaquinci. Il ramo è tuttora esistente (Giuliano è il 15º marchese, dal 1977).     Dall'ultimo figlio di Giovenco, Francesco, deriva un secondo ramo di patrizi, estinto nel 1820.     Ramo Napoletano-Principi di Ottajano: dall'ultimo figlio di Giovenco, Antonio, derivò dopo tre generazioni il ramo di Ottaviano de' Medici che faceva parte degli 8 di Balìa dal 1527. Ottaviano de' Medici sposò in prime nozze Bartolomea Giugni, figlia di Alamanno Giugni ed ebbe due figli, Costanza, contessa di Donoratico e Bernardetto de' Medici. In seconde nozze Ottaviano de' Medici sposò Francesca Salviati, (figlia di Jacopo e di Lucrezia de' Medici e zia di Cosimo I), dalla quale ebbe un figlio, Alessandro de' Medici, che nel 1605 fu eletto papa con il nome di Leone XI. Questo pontificato, che avrebbe potuto portare grande prestigio a questo ramo, durò però solo 26 giorni. Bernardetto de' Medici acquistò nel 1567 da Cesare Gonzaga di Molfetta la Signoria dell'importante e grande feudo di Ottaiano (ora Ottaviano) vicino Napoli, dando origine al ramo dei Principi di Ottaiano. Questo ramo, come suddetto, ebbe alcuni matrimoni con il ramo principale dei de' Medici. Infatti Francesca Salviati era anche nipote di Lorenzo il Magnifico. Bernardetto de' Medici sposò Giulia de' Medici, figlia naturale del Duca Alessandro e di Margherita d'Austria, vedova di Francesco Cantelmi e nipote di Caterina de' Medici, Regina di Francia. Nel 1609 il nipote di Bernardetto e di Giulia de' Medici, don Bernardo, ebbe dal Re di Spagna il Titolo di Principe di Ottaiano e un suo successore, Giuseppe I de Medici di Ottajano nel 1693 ottenne anche il titolo di Duca di Sarno e grazie a matrimoni con la nobiltà napoletana ottennero ancora altri titoli. All'estinzione del ramo regnante dei Medici di Toscana, il 4º Principe di Ottaiano, Giuseppe II, nel 1737 chiese di poter accedere alla successione in base alla sua discendenza, derivata dal Duca Alessandro tramite sua figlia Giulia, però le sue istanze non vennero accolte. Questo ramo dei Principi dei de' Medici di Ottajano ebbe grossa influenza politica nel Regno di Napoli, infatti appartenne a questa famiglia Luigi de' Medici, il più importante statista del Regno di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie). Il ramo è tuttora esistente (don Giovanni Battista è il 14º Principe di Ottajano e 11º Duca di Sarno). Dal 1959 altri discendenti ottennero di poter usare il cognome completo di Medici di Toscana di Ottaiano.

Camillo de’ Medici, incisione da Fabio Capece Galeota [a cura di], Iuris responsa Camilli de Medici iureconsulti, Neapoli, Ex Typographia Dominici de Ferdinando Maccarano, 1623 Genealogia famiglia Medici di Gragnano dal XIII al XVI secolo

    Altro ramo napoletano è verosimilmente quello di Gragnano, dove fin dal 1269 è documentato un tal Guglielmo, "giudice et percettore di collette" in Gragnano, città in cui la famiglia si sarebbe stabilita per sfuggire alle "guerre" che dilaniavano da ormai molti anni la città di Firenze[4]. Accanto alla cura degli interessi feudali, la stirpe era riuscita ad assicurarsi alte posizioni gerarchiche in campo politico, amministrativo, giuridico, e religioso. Si ricordino su tutti: Damiano di Napoli, familiare della regina Giovanna I nel 1343, Marino (o Marinello), nominato nel 1447 da Alfonso d’Aragona "miles secretis et magister portulanus terrae Hidruntiae provintiae Basilicatae", Stefano, governatore di Massa (ante 1522) e Sorrento, Cola (o Nicola), arcivescovo di Reggio nel 1284, Ascanio, arciprete di Gragnano dal 1579 al 1594, Camillo, celeberrimo giurista (1543-1598) e cavaliere commendatore del Sacro militare Ordine di Santo Stefano, che riuscì a farsi eternare nel sepolcro di una delle più prestigiose chiese del seggio napoletano di Montagna, quella dei Santi Severino e Sossio. Ancora oggi antichi reperti architettonici disseminati fra varie chiese di Gragnano lasciano intendere lo spazio che i Medici riuscirono a ritagliarsi nella città, dove la loro sfera d'influenza comprendeva fin dalla prima metà del Quattrocento le chiese di San Marco, dell'Assunta, del Corpus Domini, di San Tommaso di Canterbury, il convento dei Carmelitani e quello degli Agostiniani Scalzi[5]. Nel 1863 lo storico Liguori la dichiarava ormai "del tutto estinta"[6].     Da Chiarissimo de' Medici, fratello del trisavolo di Averardo, derivò un quinto ramo, quello di Salvestro de' Medici, che si estinse nelle rispettive sotto-ramificazioni a più riprese: nel 1620, nella prima metà del Settecento e infine verso il 1770.     Il ramo di Vieri de' Medici fu il primo a ottenere successo nell'attività finanziaria e per la sua condotta irreprensibile fu l'unico con quello di Giovanni di Bicci a non subire un'interdizione ventennale dalle cariche pubbliche dopo alcuni incidenti che videro protagonisti gli altri Medici rivoltosi. Perso il primato economico, i suoi discendenti vissero in ombra dei parenti più importanti. Il ramo si estinse nel 1732.     Un ulteriore ramo "milanese" dal quale derivò il cardinale Giovan Angelo de' Medici, poi Papa Pio IV dal 1559, potrebbe avere una connessione risalente a prima del Trecento con il ramo fiorentino. Queste linee di parentela non sono mai state provate e la loro genealogia "presunta" fu descritta solo dopo l'elezione al papato di Pio IV. Per la mancanza di reali documenti oggi quelle ricostruzioni cinquecentesche non sono considerate attendibili.

[modifica]Dominio in persona di un uomo di ricco vestimento ornato, che tiene colla sua destra lo scettrro, nel tempo, che altri di corona Principesca lo sta incoronando. Abbiamo poi i ritratti di Alessandro dè Medici primo Duca di Firenze, Giuliano dè Medici, Lorenzo dè Medici, Federigo Ubaldini, Guido Ubaldo. 

 

 

 

 

 

 

 

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  • anno: 1745
  • Soggetto: Storici
  • Lingua: Italiano
  • Caratteristiche particolari: Prima edizione
  • Tipo Antichi: Settecentine (1700 al 1799)
  • Soggetto 2: Europa

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